<<Si
è fatto un grave errore nella valutazione delle possibili conseguenze, tutto
qua>>, dice il signor Alberto Tornassi ai suoi fratelli, mentre si
ritrovano nell’orario serale in un salottino appartato al piano superiore della
villa padronale. <<Comunque, quello che adesso dà più fastidio è
l’opinione pubblica del paese, che ci ha già condannato senza alcuna
possibilità di difesa, anche se noi naturalmente proseguiremo a svolgere il
nostro lavoro con la schiena dritta, come abbiamo sempre fatto, mentre invece
tutti dovranno inchinarsi se desiderano proseguire a svolgere per noi un
mestiere ben retribuito e ad avere degli introiti diretti o indiretti da parte
nostra. Molti hanno tutto da perdere proseguendo con il loro comportamento, ed
io sono sicuro che sarà sufficiente far trascorrere appena un po’ di tempo ed
ogni cosa tornerà ad essere esattamente com’era prima di questo
scombussolamento>>. Gli altri due della famiglia annuiscono in silenzio,
d’altronde si sono sempre fidati del loro fratello maggiore, ed anche se non
erano del tutto d’accordo nel dare corso al tentativo maldestro di impaurire
quell’immigrato per allontanare sul nascere la manodopera di colore dalle loro
terre, ugualmente, adesso che la minaccia di un vero scandalo è oramai
nell’aria, si stringono tra loro senza alcun indugio nel tentativo di lasciarsi
presto alle spalle tutta quella vicenda. <<Sono sicuro che gli inquirenti
non riusciranno a scoprire l’identità di quei due che sono venuti fin qua per
dare una lezione a quel senegalese, e quindi qualsiasi collegamento con la
nostra famiglia si renderà impossibile da dimostrare, ed anche se si venisse a
scoprire chi sono realmente quei due piccoli malfattori, e venissero arrestati
e quindi interrogati, non avendo gli stessi alcun motivo per fare il nostro
nome, ed al contrario parecchie ragioni per non farlo, sono sicuro che alla
fine non diranno mai nulla di compromettente nei nostri confronti>>.
La
pesante porta della stanza è ben chiusa, il colloquio che avviene là dentro è
qualcosa di cui i tre fratelli sono convinti di non dover affrontarne il tema
mai più nel futuro, a meno che non ci siano degli sviluppi nelle indagini al
momento comunque del tutto improbabili. <<Nessuno deve infangare il
nostro buon nome, innalzato da generazioni ai più alti livelli di
rispettabilità>>, afferma risoluta Lucia, la sorella più piccola dei tre,
quella che appare più indispettita degli altri da tutto quello che sta
accadendo attorno alla loro famiglia. <<Chiunque cerchi con delle
affermazioni gratuite di mescolare i Conti Tornassi con questa squallida
vicenda, peraltro nei fatti di una rilevanza ridicola, si guadagnerà
un’immediata querela che mostrerà facilmente quali siano le capacità di difesa
della nostra famiglia>>. Poi la donna si alza dalla poltrona su cui è
rimasta seduta per tutto il tempo, osserva per un attimo nella notte qualcosa
di poco importante dalla finestra che dà sul vasto giardino, ed infine tona a
muoversi nervosamente dentro la stanza, torcendosi le mani ed evidenziando la
sua profonda suscettibilità di fronte a cose del genere. Roberto, l’altro
fratello, se ne rimane invece in disparte, senza prendere una posizione
precisa, anche se non può certo fare a meno di schierarsi dalla parte della
propria famiglia. Non interviene, non dice nulla, ma lascia come sempre che
siano gli altri due a prendere le decisioni che contano, senza mettersi in
mezzo.
Infine,
Alberto fa segno di sciogliere quel breve conciliabolo informale, ed ognuno dei
tre, riaprendo la porta, va direttamente a raggiungere le proprie stanze, o
comunque ad interessarsi di cose estremamente più semplici e pratiche. Lui
avrebbe voluto parlare anche della linea difensiva messa a punto dal loro
avvocato, ma in fondo sarebbe stato inutile adesso addossare almeno una parte
di responsabilità della procedura prevista nei confronti del magistrato, ad una
persona al di fuori della loro famiglia, e poi essendo accordi presi tra lui
stesso e lo studio di quel professionista, gli era sembrato necessario a questo
punto mantenere il più stretto riserbo su quelle carte che eventualmente
verranno giocate soltanto al momento opportuno. Roberto peraltro ha subito
sospettato che ci possono essere degli aspetti che non sono stati toccati dalle
parole di suo fratello, ma la sua proverbiale riservatezza, in tutto ciò che
normalmente fa e che dice, è tale da non lasciarlo mai in condizione di porre
delle domande dirette, tantomeno a suo fratello maggiore. Già soltanto abitare
ancora in quella casa storica dei Conti Tornassi gli pare qualcosa che non ha
mai potuto decidere in piena libertà, ed anche proseguire ad occuparsi delle
terre e delle coltivazioni che circondano la loro proprietà gli sembra ogni
giorno di più una strozzatura. Il suo amore per l’arte, per i libri, per la
cultura, sono tutti aspetti che fin da quando era piccolo ha dovuto mettere
sempre da parte, e in questo momento però vorrebbe tanto aver lasciato a suo
tempo la villa ed essere andato ad abitare in un’altra città, libero di
occuparsi di ben altre cose.
Poi,
la villa cade in un silenzio profondo: la servitù a quell’ora serale si è già
ritirata, ed ognuno che ancora circola lungo i vasti corridoi, lo fa evitando
di provocare qualsiasi rumore, come se le parole scambiate poc’anzi fossero
rimaste nell’aria, sospese, e per chissà quanto tempo.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento