Da
quando, vent’anni prima, erano morti i suoi genitori a distanza di pochi mesi
l’uno dall’altro, lui non era più tornato fin lì. In fondo la sua vita si era
sviluppata tutta altrove, non c’era più alcun significato a rivedere il paese
della sua infanzia. Eppure, come tutte le cose rimaste a sopire coperte da
altri interessi, una voglia incomprensibile di rivedere la sua terra d’origine,
adesso che aveva più tempo libero e la sua vita era quasi a posto, aveva
iniziato lentamente a montargli da dentro, fino a spingerlo al suo paese. Il
viaggio in macchina era lungo, specialmente se lo si sopportava da soli, e lui
si era fermato parecchie volte, come a fare tante piccole tappe nel suo
graduale avvicinarsi. Infine, quando aveva affrontato le ultime curve prima di
vedere le case del paese dove era nato ormai sessant’anni prima, gli era presa
la voglia di rallentare, quasi di fermarsi e tornarsene indietro, tanto la
paura di vedere con i suoi occhi qualcosa che non gli sarebbe piaciuto trovare
era forte.
Per
questo aveva accostato la macchina sul ciglio della strada, proprio vicino al
cartello che indicava il centro abitato, e gli era quasi venuto da piangere,
tanto i ricordi parevano adesso affollarsi nella sua mente. Poi si era spinto
leggermente più avanti, aveva spento il motore parcheggiando la sua auto in
maniera più stabile, e si era incamminato a piedi lungo la via principale,
quasi deserta. Gli occhiali scuri che aveva indossato ed il tempo trascorso lo
rendevano quasi del tutto irriconoscibile per i paesani che avrebbe potuto
incontrare, ed i suoi modi, piuttosto che da passeggiata, erano adesso quelli
di chi cerca frettolosamente qualcosa, o si aggira per le strade per qualche
affare da portare a compimento, disinteressato degli abitanti.
Era
così arrivato fino alla piazza, e aveva già notato parecchie cose diverse, pur
riconoscendo quasi tutto anche sotto alle recenti ristrutturazioni delle
facciate. Aveva notato così il vecchio bar ormai rimesso a nuovo, e dietro al
bancone, soffermandosi un momento all’ingresso, aveva visto una persona che non
conosceva. Così era entrato dentro superando la sua ritrosia, e aveva ordinato
un caffè al cameriere che non conosceva togliendosi finalmente gli occhiali e
guardandosi attorno con una calma maggiore. Fu allora che era entrato dentro al
locale Costantino, un suo vecchio compagno di scuola. Lui era rimasto in
silenzio, l’altro lo aveva guardato a sua volta senza dir niente, ma si era
avvicinato con una calma quasi innaturale, poi nella sua stessa maniera aveva
appoggiato i gomiti sopra al bancone, e infine aveva detto soltanto:
finalmente, sono vent’anni che aspetto il piacere di farmi pagare un caffè da
qualcuno che non sia di questo paese…
Bruno
Magnolfi
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