Dobbiamo dare
un’immagine di fermezza, disse il capo dell’organizzazione. Perciò dobbiamo
andare in fondo a qualsiasi provocazione in cui sia implicato il nostro nome. Nessuno
aveva qualcosa da dire, quelle parole erano sacrosante, scolpite nella materia
dura, incancellabili. Non saranno delle sciocchezze a farci regredire o
cambiare punto di vista, continuò; va studiata l’opportuna contromossa che
dimostri invariabilmente di quale pasta siamo fatti. D’accordo, disse uno
dell’organizzazione, però è proprio questo il difficile: decidere quale
comportamento tenere, cosa fare concretamente, ecco. No, non è tanto difficile,
lo interruppe un altro; è sufficiente dare un’occhiata alle abitudini, ai
comportamenti, ai modi con i quali differenziarsi, mostrarsi differenti, ed il
resto viene da sé. Bravo, disse il capo dell’organizzazione, per prima cosa va
studiato questo aspetto, siamo d’accordo.
La villetta
isolata nella campagna appariva circondata da alberature frondose, il vasto
giardino era disseminato di uomini di scorta con sguardi vigili, e le auto erano
state messe al riparo dietro fitte siepi. L’ora del tramonto aveva cosparso di
rosa le basse colline vicine, e il cielo aveva assunto meravigliose sfumature
di colori.
Dobbiamo dare
una lezione a qualcuno, aveva detto il capo dell’organizzazione dopo una lunga
pausa riflessiva; niente di cruento, basterà mostrare che non abbiamo problemi
a tirar fuori la testa e far vedere che siamo pronti a tenere il passo. Te ne occuperai
tu, proseguì indicando uno di quelli che seguiva con maggiore attenzione le sue
parole. Però deve riuscire un buon lavoro, niente violenza, niente giornalisti
ficcanaso, niente forze dell’ordine. Ti lascio carta bianca, però se sbagli ci
rimetterai la tua parte nell’organizzazione. Va bene, disse quello, sono
pronto.
Fuori, nel
giardino, un certo nervosismo intanto aveva preso i guardaspalle e il servizio
d’ordine dell’organizzazione. Qualcuno aveva sentito dei rumori, ad altri era
parso che ci fossero stati dei movimenti tra gli alberi più distanti. Il capo
del’organizzazione fu subito avvertito, salutò tutti con un gesto, e senza dire
altro raggiunse la sua auto; gli altri attendevano ognuno il proprio turno per
andare via, come già erano d’accordo.
Le guardie del
corpo avevano estratte le loro automatiche, tanto per sentirsi più tranquilli,
ma tutti quanti ambivano il momento in cui sarebbero stati lontano da lì. La
prima auto uscì sollevando un po’ di polvere, poi volse su un lato prendendo il
viottolo che portava fino ala strada provinciale. Diversi tra i rimasti ne
osservavano la traiettoria oltre le siepi, mentre velocemente continuava ad
allontanarsi, alcuni calcolavano il momento in cui sarebbe potuta partire anche
la seconda macchina.
Fu allora che la deflagrazione non lasciò alcun dubbio.
L’auto con sopra il capo dell’organizzazione parve disintegrarsi in una fiammata spaventosa, tutti rimasero
basiti in silenzio almeno per un attimo, sembrò che tutto fosse
irrimediabilmente perduto: ma a qualcuno venne subito spontaneo di pensare a chi
poteva essere il successore maggiormente accreditato, e a qualcun altro venne
forse anche l’idea di approfittare del momento inevitabile di sbandamento che
sarebbe sopraggiunto. Uno tra tutti forse aveva già calcolato ogni pensiero
degli altri: nessuna sorpresa, certe cose erano del tutto inevitabili.
Bruno Magnolfi
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