Un
ragazzo e una ragazza ridono attraversando la strada e parlando tra loro. Si
finge di non vederli lì attorno a quell’incrocio di città, perché la gioventù a
volte fa rabbia, quella spensieratezza è insensata, quella leggerezza su tutto,
fuori dal tempo.
Diverse
automobili sono ferme al semaforo, ogni autista osserva con la cosa dell’occhio
i suoi simili allineati in attesa, il piede sopra al pedale, il motore pronto a
scattare. Una vecchia sul marciapiede cammina lentamente e guarda per terra,
non si interessa quasi di niente di quello che vede, resta solo preoccupata di
sé, di quei suoi ultimi anni.
Il ragazzo e
la ragazza si abbracciano, ridono forte, si fermano quasi sopra al passaggio
pedonale, davanti alle macchine, in mezzo alla strada. Gli autisti adesso li
osservano, sono tutti nervosi: dà fastidio che quei due si comportino in quel
modo scorretto, se potessero vorrebbero gettarli per terra e passare sopra di
loro con le ruote gommate.
Anche gli
alberi polverosi del viale hanno rami immobili con le radici affondate sotto
l’asfalto, tutto sembra funzione del rombare di meccanismi e lamiere,
l’organizzazione della città vive di quello. Le case di quel quartiere tra loro
appaiono simili, le persone si rifugiano dentro e chiudono fuori dalla porta
tutto il resto.
Il ragazzo e
la ragazza adesso si baciano, il semaforo assurdamente è ancora rosso, e loro
esasperano ogni pensiero di chi deve vederli. Un uomo di fretta attraversa la
strada quasi nel medesimo punto, rallenta, osserva perplesso, forse vorrebbe
sorridere, ma è in ritardo, non può permettersi di perdere tempo.
Il ragazzo e
la ragazza si spostano fino al bordo della strada, giusto nel momento in cui il
semaforo dà il via libera alle auto, tutto circola, scorre, funziona. Poi c’è
una pausa prevista nelle riprese cinematografiche, passa gente coi cartelloni
pubblicitari, i professionisti scambiano grandi pareri artistici sul proprio
lavoro. Ma i due ragazzi proseguono a baciarsi, indifferenti ai cambi di scena:
forse meriterebbero una lezione, appaiono davvero fuori dal mondo.
Bruno Magnolfi
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