Sto fermo, seduto a pensare. Ricordo
distintamente quando, circa due anni fa, ho iniziato a sperimentare come si
possa procedere nella concentrazione mentale su un elemento che per qualche
motivo interessa la nostra persona. Si vuole profondamente qualcosa, si
percorre con il proprio pensiero la porzione di tempo in cui si desidera debba
capitare qualcosa di semplice, e alla fine ecco che l’evento si avvera. Si
guarda un oggetto di piccolo peso, lo si ritaglia con gli occhi dal luogo dove
esso si trova, ed ecco che quello lentamente si sposta, magari anche soltanto
di poco, ma l’oggetto dimostra di cedere passivamente ad una volontà superiore.
Mi muovo tra
le stanze del mio appartamento, poi esco di casa, giro per strada incrociando
altre persone, percorro i marciapiedi guardando vetrine di negozi fitte di
oggetti. Ho un potere incalcolabile su tutto, lo sento dentro di me, mi fa
sentire a mio agio e mi concede uno sguardo disincantato, ma non mi interessa
mostrarlo, farmi additare dagli altri come una persona speciale. Guardo gli
oggetti che fanno bella mostra di sé dentro ai negozi illuminati e pieni di
gente che acquista, che pone domande ai commessi, si sente potente, quasi
superiore, dalla parte di coloro che a un certo punto aprono quei bei
portafogli e pagano i conti, comprano, come se questo fosse il gesto
fondamentale tra tutti.
Lascio
correre, non mi sento nelle condizioni di cercare supremazia su di loro, mi è
sufficiente sapere che posso interrompere in qualsiasi momento quei finti
sorrisi, quei gesti rituali, quei loro comportamenti da maledetti borghesi, e
questo mi basta. Sorrido dentro di me, recupero un passo distinto e controllato
lungo le strade, continuo a camminare immerso dentro ai pensieri, conscio di me
stesso, di ogni mia piccola, nascosta, capacità.
Rilevo
quanto il mondo stia ancora dietro a piccoli comportamenti del tutto
insignificanti, ed ho un moto di dispiacere nel rendermi conto di questo. Ma in
fondo, rifletto, cosa mai posso fare, se non registrare il senso disperato che
permane dentro ad ogni persona? A volte credo che ciascuno di loro, di tutta la
gente, sappia in cuor suo cosa sarebbe in grado di fare se solo aprisse la
mente, invece di perdersi dietro a monotoni gesti e a comportamenti usuali. Lo
penso, pur sapendo di perdere solo del tempo con loro. Perché poi, in fondo, a
che serve pensare una cosa del genere, mi chiedo: le persone sono solo persone,
non si può pretendere molto.
Bruno
Magnolfi
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