La
fotografia appariva sfocata, ingiallita, con delle tonalità di grigio ormai
false, senza spessore. Però averla ritrovata tra le cose dimenticate di un
cassetto di fondo dopo tutti quegli anni, era quasi un miracolo, un riesumare
un passato che si stentava a credere vero. A quell’epoca lei era giovane,
carina, sorridente, ed era rimasta così, nella fantasia di Alberto, come se il
tempo e la vita non avessero su di lei avuto il potere di cambiarne neppure un
dettaglio. Lui di tutta la fato riusciva a vedere solo quella dolce espressione,
e non provava neppure a pensare a come potesse trovarla cambiata all’appuntamento
che si erano dati dopo tutto quel tempo.
Caro
Alberto, le aveva scritto in quel breve biglietto, forse non ti ricorderai
neppure di me, di quella ragazza magra, biondina, forse un po’ ombrosa. A me
invece il tuo ricordo ha fatto compagnia tante volte durante questi anni, tanto
che non ho mai parlato di te con nessuno per paura che quel pensiero così
intimo potesse venire turbato. Aver cambiato città è stato un bene per me, non
avrei mai sopportato di incontrarti per strada come due persone qualsiasi.
Adesso alcune cose sono cambiate, ed io sono tornata. Mi piacerebbe vederti,
parlare con te, anche solo per poco. Per favore, rispondimi con un semplice
biglietto come quello che leggi. Seguiva l’indirizzo e la firma.
Ad
Alberto qualche perplessità era velocemente passata dentro la testa, ma la
voglia di rivedere quella ragazza era enorme, improvvisa, dirompente, tale da
superare qualsiasi altra cosa. Tornava a rileggere le poche parole e poi subito
ad osservare quella fotografia in bianco e nero, e si sentiva quasi felice,
come se l’entusiasmo che quegli oggetti riuscivano a scaturire al suo interno,
potesse annullare qualsiasi divario possibile.
Le aveva
scritto di getto quel biglietto di risposta che lei aveva richiesto, ed era
stato breve, asciutto, conciso, cercando in poche parole di spiegare il piacere
che provava anche lui nel desiderio di incontrarla. Lo aveva spedito subito,
quasi di fretta, senza pensare a nient’altro, ma adesso si sentiva inadatto ad
incontrarla davvero. Provava l’umana paura di deluderla, di non riuscire a dire
le cose più giuste, di mostrarsi solo nostalgico e un po’ sdolcinato, senza
riuscire a mettere a frutto un momento importante per la loro vita matura.
Allora
pensò a lungo su cosa fare, come comportarsi, in quale modo vestirsi perfino, e
niente nella mente di Alberto parve adatto a quell’incontro fissato. Si sentì
piccolo, stupido, incapace di stare all’altezza di una cosa del genere, e
l’appuntamento era fissato proprio per quella serata. Girò dentro casa, si fece
una doccia, cercò di calmarsi e di volgere la mente verso altre cose; poi tornò
a riguardare quell’unica fotografia che aveva di lei, e si sentì bene ad
osservarla di nuovo. Si sedette con gli occhi ancora sopra l’immagine e decise
di rimanersene lì, seduto sulla sua poltrona, ad osservare per tutta la sera
quella dolce fotografia. Perché in fondo, Alberto, non aveva davvero bisogno di
altro.
Bruno
Magnolfi
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