Mauro
aveva atteso il momento secondo lui maggiormente opportuno per affrontare anche
con se stesso quell’argomento. Erano mesi che non passava dalla strada dove
abitava Annalaura, anche se le aveva telefonato quasi ogni sera, certe volte
lasciando che lei riattaccasse la cornetta, ma solo per dei modi che qualche
volta hanno le donne di fronte a certe domande. Non aveva avuto importanza
tutto questo, adesso non rimanevano dubbi, il momento per riassumere ogni cosa,
per spiegarsi in maniera completa, era arrivato, lui sapeva di essere pronto.
Se
ci pensava, gli sembrava ancora impossibile che lei, di sua iniziativa, lo
avesse lasciato: erano sicuramente stati i parenti a convincerla, su questo
anzi non aveva alcun dubbio, lui conosceva bene Annalaura, non avrebbe mai
fatto una cosa del genere, e adesso sicuramente aspettava solo l’occasione
migliore per dare una pedata a tutti coloro che le stavano attorno, e
ricongiungersi con il suo vero amore, lui, l’unica persona che l’amava davvero.
Restava
un dubbio nella sua mente, una semplice sottile perplessità: qualcuno poteva
averla convinta a mettersi con un altro, per aiutarla a dimenticarsi di lui
forse, e se questo elemento si fosse rivelato fondato, la vita per Mauro non
avrebbe più avuto alcun senso, per questo si era portato dentro una tasca la
sua vecchia pistola, perché il momento finale era giunto, in qualsiasi caso si
fossero poste le cose.
Quella di andare da lei era una cosa che aveva
pensato già mille volte, riuscendo sempre a trattenersi; immaginava la scena
con innumerevoli varianti, ognuna che portava comunque a un identico risultato,
quello di cui tutti dovevano convincersi, cioè che loro due erano fatti l’uno
per l’altra. Se non era più andato a gironzolare intorno al palazzo dove si
trovava l’appartamento di Annalaura, era solo per una questione di semplice
paura, nient’altro: se l’avesse sorpresa in compagnia di qualcuno, lui non
avrebbe mai sopportato una cosa del genere, non avrebbe risposto di sé.
Infine
era arrivato lì, quasi senza pensare a dove realmente stava andando, aveva
parcheggiato la macchina, era sceso, si era fermato davanti al portone. Aveva
osservato a lungo la fila dei campanelli, come cercando qualche elemento
segreto, poi aveva volto lo sguardo su in alto, verso quelle finestre, e
lentamente, ma quasi tremando, si era acceso una delle sue sigarette. Era
rimasto sospeso, come in attesa, la sua pistola pronta dentro la tasca. Lei
stava tornando a casa dopo il lavoro, era arrivata fino a quel marciapiede, lo
aveva visto, aveva pensato in un primo tempo di fuggire, ma poi si era fatta
forza e lo aveva affrontato.
Ciao
Annalaura, aveva detto lui abbassando gli occhi; e proprio in quel momento dal
lato opposto era arrivata un’altra persona, un uomo, e lei aveva detto con
semplicità: questo è il mio fidanzato. Mauro si era sentito gelare, aveva
cercato di sorridere, forse di avere un’espressione qualsiasi, ma aveva solo
voglia di piangere e di correre via. Infine la sua pistola dentro alla tasca lo
aveva fatto ritornare presente. Annalaura parlava ancora, giusto per chiedere
solamente: avevi bisogno di qualcosa, Mauro?, e lui aveva risposto di no, che
gli era soltanto venuta la voglia di rivederla, anche solo per poco. Poi l’aria
si era fatta ancora più pesante, sembrava non ci fosse più ossigeno da
respirare, lei dopo una pausa aveva detto semplicemente: ciao Mauro, non ci
tornare più da queste parti, e lui capì che doveva obbedire, perché sapeva che
Annalaura lo diceva per lui, per il suo bene, perché ancora era lui la persona
della sua vita. Si girò, Mauro, per tornare verso la macchina, per andarsene
via, così spense a terra la sua sigaretta e sentì un’altra volta la sua pistola
in fondo alla tasca. Che stupido, pensò, ho dimenticato persino di mettere
dentro i proiettili.
Bruno
Magnolfi
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