Il
sole si spalmava sull’acqua a pennellate in una lunga striscia di mare color
oro, verso ponente. L’umidità del maestrale aveva reso intorno le lingue di
terra dei semplici profili grigi, senza prospettiva, e l’arenile appariva
cosparso di innumerevoli orme, come fosse stato calpestato da folle sciamanti e
inferocite. La maggior parte degli ombrelloni e delle sedie a sdraio erano già state
chiuse, pronte a difendersi dalla brezza di terra, dalla salsedine e dall’umidità
della notte. Nessun significato c’era nel rimanersene ancora lì, se non per
contemplare quel lento evento della natura, il tramonto del Sole, come uno
spettacolo risaputo e inevitabile, ma proprio per questo la piccola comitiva si
era riunita seduta e composta vicino al bagnasciuga, nell’attesa che il disco
fiammeggiante si tuffasse nell’acqua, pronta alla contemplazione dei colori
dell’arancio, del rosa e del porpora con i quali tra poco si sarebbe agghindato
quel cielo, come in un immenso fondale di una scena teatrale.
E’
morta una donna, affogata nel mare qua vicino, aveva detto uno. Gli altri erano
rimasti in silenzio; poi un altro, senza neppure alzare la testa, aveva
aggiunto: non è vero, è solo rimasta stordita per giorni, poi ha ritrovato la
coscienza e la memoria, ed è tornata indietro, verso il mondo dei vivi. Ci fu
una pausa, come se anche il Sole nella sua lenta discesa si fosse fermato;
infine Giulia, la donna di cui il gruppo degli amanti della Fine del Giorno
aveva appena parlato, si sollevò dalla sabbia lì accanto come da un lungo e
profondo sonno in cui fosse rimasta sprofondata per chissà quanto tempo, e in
silenzio guardò attorno a sé ancora una volta quello scenario che pareva
rammentarle tutti i pensieri che in quel giorno limpido le avevano attraversato
la mente, e infine andò via, senza voltarsi.
Bruno
Magnolfi
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