Oggi
sono rimasto in casa, da solo, ed ho ascoltato i leggeri rumori che giungono
spesso da fuori, attraverso i vetri delle finestre. Qualcuno poi si è messo ad
urlare delle cose, giù nella strada. Altri hanno risposto con il medesimo tono,
in malo modo, con voci sguaiate, e infine ho udito il mio nome gridato con
rabbia, come un’offesa, o una brutta parola. Sono rimasto immobile, dietro la
tenda, ho immaginato un complotto contro di me, contro ai miei stati d’animo,
forse.
Ho
guardato la mia casa in silenzio, i miei mobili, le pareti dipinte di bianco.
In fondo il mio è un nome comune, ho pensato, quelle persone potevano riferirsi
a chiunque, non necessariamente a chi magari neppure conoscono. In strada è
tornato il silenzio, poco dopo, o almeno i rumori usuali del traffico e della
gente che va avanti e indietro sui marciapiedi. Così dopo un po’ mi sono
disinteressato di tutto, ho girato per casa cercando qualcosa, ho guardato sui
mobili, dentro ai cassetti, fino a quando ho dimenticato del tutto di che cosa
avevo bisogno.
Infine
ho indossato il cappotto e sono uscito giù in strada per vedere se c’era ancora
una traccia di quella discussione che avevo ascoltato da casa. Tutte le persone
adesso parevano muoversi disinvolte, come sempre facevano: ho guardato la
piazza giù in fondo, e sulle panchine ho intravisto in lontananza gli uomini
anziani seduti, come ogni giorno.
Allora
sono entrato dentro al negozio del salumiere, ho detto buongiorno, mi sono
messo ad aspettare che giungesse il mio turno, dopo le due o tre persone prima
di me. Tutto pareva ordinario, come qualsiasi altra mattina. Infine gli altri
clienti sono usciti da quel negozio, uno per volta, ed io sono rimasto da solo
col salumiere. Lui mi ha guardato, mi conosce di vista, mi ha chiesto di che
cosa avevo bisogno, mentre continuava a sistemare qualcosa sul banco.
Ho
risposto che avevo solo necessità di un pezzo di pane, lui è tornato per una
frazione di tempo a guardarmi, ha preso una pagnotta dietro di sé, l’ha pesata
e riposta dentro un sacchetto di carta. Ho chiesto, mentre tiravo fuori dei
soldi, cosa fosse accaduto quella mattina, lì nella strada, si era sentito
persone che urlavano, ho detto, forse qualcosa di grave, non so. Il salumiere ha
scandito con voce usuale il prezzo del pane, poi si è inclinato in avanti,
sopra al suo banco.
Ce
l’avevano tutti con lei, stamattina, ha spiegato, qualcuno ha tentato persino
di difenderla, ma ha avuto la peggio. Gli altri volevano correre su, a casa sua,
per dirle ch erano stufi di sopportare una persona che non serve a un bel
niente, un parassita che non si preoccupa degli altri, solo di sé, della sua
intimità dietro ai suoi muri di casa. Hanno detto tutti che ormai è terminato il
tempo in cui erano tollerate situazioni del genere, adesso, ha aggiunto più
sottovoce, la vogliono vedere per strada, senza riparo, che affronta la vita
come tutti noi altri, e prende anche lei una posizione precisa, a viso aperto,
come è giusto che sia.
Ho
pagato con titubanza quanto richiesto dal salumiere, l’ho salutato, sono uscito
di nuovo sul marciapiede, e ho visto due uomini giovani, fermi, che mi hanno
guardato. Non sarò mai come voi, ho detto quasi sbalordendomi; dentro di me
alligna qualcosa di diverso, non mi interessa se dovrò pagare per questo, e non
mi importa se devo lottare per mostrare a tutti chi sono. Poi ho subito pensato
che stavo solo cedendo al loro stupido gioco, così ho raggiunto velocemente il
portone di casa, sono rientrato, e mi sono sentito subito meglio.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento