Il
progetto c’era, anche se un po’ confuso. Ogni giorno lui ci pensava, si
rigirava qualche idea nella testa, aggiustava le cose, e si sentiva bene in
compagnia di quella presenza dentro di sé. Niente di importante, questo era
certo, però avere qualcosa su cui riflettere nei vuoti della giornata lo faceva
sentire a proprio agio, a posto, completo di un passato e anche di un futuro.
Spesso girava per strada e osservava i passanti: in certi casi gli pareva di
potersi permettere di fermare qualcuno e dirgli tutto quello che aveva nella
testa, come se potessero interessare a un perfetto sconosciuto quei suoi
propositi.
Al
contrario, con gli amici o con i colleghi, non diceva mai niente di sé, come se
tutto ciò che girava nel suo cervello dovesse risultare protetto da commenti e
opinioni. Questo era il punto difatti: ciò che aveva nella sua mente era un
qualcosa che doveva rimanere solo suo, senza spartire niente con nessuno,
almeno fino al momento della realizzazione di tutto. Non era debolezza la sua,
era solo la salvaguardia di ciò in cui credeva.
Già
al mattino, alzandosi svogliatamente dal letto, iniziava a ripensare ancora al
progetto, ed ecco che tutto all’improvviso iniziava a girare per il verso
giusto, quasi che fosse proprio quello il giorno deciso per mettere in atto i
suoi propositi. Si era informato, aveva comperato dei libri sull’argomento, li
aveva studiati, aveva percorso i sentieri tortuosi che coronavano quei suoi
pensieri, e infine si era convinto, era quella la strada, non ce ne potevano
essere altre.
Certe
volte si fermava dentro un negozio, una bottega di generi alimentari, proprio
sulla strada di casa. La negoziante gli faceva dei larghi sorrisi, come a tutti
i clienti del resto, e non c’era la volta in cui non cercasse di parlare con
lui di qualcosa, qualunque cosa fosse. Generalmente lui si scherniva, lasciava
cadere ogni argomento, rispondeva a monosillabi sorridendo e senza guardarla;
ma quella sera sentiva dentro di sé come un elemento diverso, qualcosa di
nuovo, forse proprio la voglia di parlare di sé con qualcuno.
Non
c’era nessuno dentro al negozio, la signora gli aveva già rivolto il suo solito
saluto, lui aveva risposto ridendo tra sé e pensando a ciò che voleva
acquistare. Poi alzò la testa, osservò con serietà la negoziante, e infine
disse: lei sa cosa possa voler dire per una persona qualsiasi diventare famosa
all’improvviso? Non saprei, disse la negoziante, non ci ho neppure mai pensato,
perché, ha qualcosa in programma? Forse, disse lui, è probabile che uno di
questi giorni si cominci a parlare di me, della realizzazione di un mio
progetto che ho in testa. Interessante, disse lei, e che cosa riguarda questo
suo progetto, se posso saperlo? Questo proprio non posso dirglielo, rispose lui,
però si ricordi, tra pochi giorni inizierà il mio vero futuro, quello per cui
mi sono preparato quasi per metà della vita.
Sono
contenta, disse allora la negoziante, finalmente qualcuno che sa cosa vuole; in
un mondo dove nessuno sa niente, dove tutti vivono in modo anonimo e grigio
sperando che qualcosa di bello capiti loro, così, all’improvviso, senza neppure
sapere per quale motivo, almeno qualcuno che si è già preparato su
quest’argomento. Sono contenta per lei, aggiunse mentre arrivava un altro cliente,
e non si trattenga dal parlarmene ancora del suo futuro, sono sicura che sarà
unico, soltanto suo, e per una come me non ci sarà da far altro che ascoltarla
e imparare.
Bruno
Magnolfi
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