Stamani mi sono svegliato come
ogni mattina, alla stessa ora di sempre, ritrovandomi quasi nella stessa
posizione di ogni giorno. Non mi sono meravigliato, in fondo non c’era proprio
nulla di cui meravigliarsi, anche perché davanti a me non avevo alcuna altra
possibilità se non quella di compiere i soliti gesti usuali di ogni giorno.
Muovendomi lentamente ed
evitando di disturbare il mio cane che da sempre passa le notti sdraiato sopra
al pavimento ai piedi del letto, ho pensato che l’unica vera differenza
rispetto ad un altro qualsiasi dei miei risvegli fosse data dai pensieri.
Certo, se tutto era uguale fin nei dettagli dei colori del pigiama e nella
posizione del cane, forse l’unica vera differenza era quella, anche se per dati
oggettivi restava impossibile da vedere. Sicuro, una volta in piedi, quando
fossi stato completamente sveglio, ma forse ancora prima, mentre ero intento ai
riti di sempre, la barba, l’acqua, lo specchio, ed anche una volta adempiuti i
compiti di ogni mattina, finito di preoccuparmi di qualsiasi piccola cosa,
bene, potevo pensare. Pensare
qualsiasi sciocchezza, immaginarmi le cose più strane e più ardite,
fantasticare su tutto ridisegnando anche gli oggetti che arredano la mia
piccola casa e che sembrano emergere dalla nebbia quando vengono rischiarati
dalla fioca luce della mattina appena abbozzata. Pensare anche qualcosa di me,
oppure degli altri, oppure di nessuno in particolare. Prepararmi alla giornata
nascente, o a quella seguente, o a tutta la settimana, ai mesi, agli anni a
venire, progettare cambiamenti, trasformazioni, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa
io potessi desiderare.
Subito dopo ho
avuto paura di quel mio pensare. Ho preso il latte dal frigo, l’ho versato
freddo dentro un bicchiere, ci ho messo dentro due cucchiaini di zucchero
stando ben attento a non prendere l’identico involucro riempito di sale, e dopo
aver fatto girare diverse volte quel latte, ne ho bevuto un bel sorso.
Se
all’improvviso non avessi avuto pensieri, neanche uno piccolo che ne valesse la
pena; se non avessi avuto nessuna fantasia, né sulla casa, né sui gesti di ogni
giorno, né quest’atteggiamento critico sui miei comportamenti giornalieri, né
su queste povere cose che ogni giorno mi vengono incontro, che mi aiutano a
ritrovare la mia personalità, la mia indole; se non avessi il mio sentirmi
persona che a volte si sdoppia fino a farmi vedere ogni cosa con gli occhi
dello specchio del bagno, o del mio cane che alza la sua testa pelosa ad
osservare la medesima scena di ogni giorno. Se non avessi tutto questo, ebbene,
neppure sarei. O sarei altro.
Mi sono
immaginato la giornata di fronte. Ed ho avuto voglia di cambiarne la struttura,
i contenitori stessi del suo ordinario trascorrere. Poi mi sono reso conto che
è del tutto impossibile. Ma in fondo tutto questo è stato sufficiente: avere
delle possibilità, anche se non vengono neppure sfruttate, è già sufficiente
per poter essere vivi.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento