martedì 16 novembre 2010

Sul mare coperto di nuvole.

            

            Il lungomare era il solito, l’acqua appariva grigia in autunno, quando il cielo era coperto di nuvole come in quel giorno. Inutile cercare di farsi portar via dai richiami di qualche gabbiano che batteva le ali svogliatamente poco distante dal largo marciapiede. Tutto sembrava come immobile, inutile, senza prospettiva, e un’ombra di tristezza si allungava sulla città e sul suo litorale.
            Era domenica, Vittorio aveva camminato guardandosi attorno, si era sistemato su una panchina di pietra, aveva sfogliato distrattamente il suo quotidiano. Poi aveva notato un ragazzo che andandogli incontro lentamente, lo aveva salutato come si fa con una persona che si è riconosciuta. Si era fermato davanti a Vittorio, gli aveva sorriso, e infine, senza dir niente, si era seduto al suo fianco.
Ho perso l’entusiasmo, aveva detto con la faccia triste, come tra sé; fino a poco fa tutto mi pareva perfetto, andavo in giro, incontravo gli amici, passavo serate divertenti. Subito dopo ho incontrato una ragazza che mi ha fatto immaginare il futuro, mi ha chiesto che cosa rappresentasse per me, ed io mi sono sentito diverso da lei, come se il mio pensare fosse tutto racchiuso in un piccolo spazio e non riuscisse ad uscirne. Ho risposto vagamente, allora, ma per lei non è stato sufficiente e così se n’è andata.
            Ho cercato di tornare dai miei amici, riprendere le cose di sempre, ma li ho visti diversi, come se qualcosa tra me e loro si fosse incrinato. La ragazza era sparita, improvvisamente ero solo, come mai mi era successo. Mi sono messo seduto e ho cercato di pensare alle cose migliori da fare in un caso del genere, ma non sono riuscito a costruire neppure un progetto, neanche a dare un senso ai miei giorni. Ho un lavoro, anche se non so quanto possa durare. Mi pare adesso che tutto il mio tempo si trasformi automaticamente in spazzatura, materiale da nascondere, da incenerire, da allontanare da me.  Ecco, questo è tutto quanto mi sta succedendo, e non riesco a trovare nessuna risposta.
            Vittorio intanto aveva piegato il giornale ascoltando con attenzione il ragazzo, lo sguardo rivolto al mare e ai gabbiani. Infine si era alzato da quella panchina, aveva sprofondato le mani dentro alle tasche, ed era rimasto un momento in silenzio, come preso da una riflessione difficile. Non posso aiutarti, gli aveva detto alla fine. Sei tu che devi trovare delle risposte, senza che gli altri ti suggeriscano quale sia il percorso che cerchi. Forse ci vorrà molto tempo, forse no: dipende da te, e da nessun altro. In ogni caso credo sia positivo che tu ne parli, come hai fatto qui oggi: solo analizzando le proprie difficoltà si riesce a superarle, solo affrontando le cose queste smettono di essere problemi, soltanto conoscendo se stessi si riesce a capire che cosa è meglio per noi.
            I gabbiani continuavano con il loro richiamo, le nuvole sul mare parevano sempre più compatte, come se il sole non fosse mai esistito e il mare non potesse essere di altro colore se non di quel grigio spiacevole. Vittorio riprese la sua camminata, il ragazzo rimase sulla panchina: su quel lungomare non c’era nessuno, soltanto loro, e niente lasciava sperare in qualcosa di meglio.


            Bruno Magnolfi

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