Il
lungomare era il solito, l’acqua appariva grigia in autunno, quando il cielo era
coperto di nuvole come in quel giorno. Inutile cercare di farsi portar via dai
richiami di qualche gabbiano che batteva le ali svogliatamente poco distante
dal largo marciapiede. Tutto sembrava come immobile, inutile, senza
prospettiva, e un’ombra di tristezza si allungava sulla città e sul suo
litorale.
Era
domenica, Vittorio aveva camminato guardandosi attorno, si era sistemato su una
panchina di pietra, aveva sfogliato distrattamente il suo quotidiano. Poi aveva
notato un ragazzo che andandogli incontro lentamente, lo aveva salutato come si
fa con una persona che si è riconosciuta. Si era fermato davanti a Vittorio, gli
aveva sorriso, e infine, senza dir niente, si era seduto al suo fianco.
Ho perso
l’entusiasmo, aveva detto con la faccia triste, come tra sé; fino a poco fa
tutto mi pareva perfetto, andavo in giro, incontravo gli amici, passavo serate
divertenti. Subito dopo ho incontrato una ragazza che mi ha fatto immaginare il
futuro, mi ha chiesto che cosa rappresentasse per me, ed io mi sono sentito
diverso da lei, come se il mio pensare fosse tutto racchiuso in un piccolo
spazio e non riuscisse ad uscirne. Ho risposto vagamente, allora, ma per lei
non è stato sufficiente e così se n’è andata.
Ho
cercato di tornare dai miei amici, riprendere le cose di sempre, ma li ho visti
diversi, come se qualcosa tra me e loro si fosse incrinato. La ragazza era
sparita, improvvisamente ero solo, come mai mi era successo. Mi sono messo
seduto e ho cercato di pensare alle cose migliori da fare in un caso del
genere, ma non sono riuscito a costruire neppure un progetto, neanche a dare un
senso ai miei giorni. Ho un lavoro, anche se non so quanto possa durare. Mi
pare adesso che tutto il mio tempo si trasformi automaticamente in spazzatura,
materiale da nascondere, da incenerire, da allontanare da me. Ecco, questo è tutto quanto mi sta succedendo,
e non riesco a trovare nessuna risposta.
Vittorio
intanto aveva piegato il giornale ascoltando con attenzione il ragazzo, lo
sguardo rivolto al mare e ai gabbiani. Infine si era alzato da quella panchina,
aveva sprofondato le mani dentro alle tasche, ed era rimasto un momento in
silenzio, come preso da una riflessione difficile. Non posso aiutarti, gli
aveva detto alla fine. Sei tu che devi trovare delle risposte, senza che gli
altri ti suggeriscano quale sia il percorso che cerchi. Forse ci vorrà molto
tempo, forse no: dipende da te, e da nessun altro. In ogni caso credo sia
positivo che tu ne parli, come hai fatto qui oggi: solo analizzando le proprie
difficoltà si riesce a superarle, solo affrontando le cose queste smettono di
essere problemi, soltanto conoscendo se stessi si riesce a capire che cosa è
meglio per noi.
I
gabbiani continuavano con il loro richiamo, le nuvole sul mare parevano sempre
più compatte, come se il sole non fosse mai esistito e il mare non potesse
essere di altro colore se non di quel grigio spiacevole. Vittorio riprese la
sua camminata, il ragazzo rimase sulla panchina: su quel lungomare non c’era
nessuno, soltanto loro, e niente lasciava sperare in qualcosa di meglio.
Bruno
Magnolfi
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