Il signor Cesare e sua moglie uscirono di
casa per tempo, in modo da avere la possibilità di cercare con calma la strada
e la casa dove abitavano i coniugi Bangi, naturalmente in base alle indicazioni
che gli avevano fornito quei due nuovi amici, parcheggiare l’automobile con
calma, e suonare il campanello all’ora convenuta per il loro appuntamento. Si
erano conosciuti soltanto un paio di settimane più addietro, in occasione di
una piccola mostra di quadri, niente di particolarmente importante, una
collettiva di studenti promettenti dell’Accademia delle Belle Arti, che avevano
esposto alcuni loro lavori in una piccola galleria lungo il corso, dove in
molti erano entrati per caso, e solo alcuni per curiosità.
Alcuni apprezzamenti generosi scambiati
davanti alle tele li avevano portati a presentarsi, e così quando infine erano
usciti dalla galleria non avevano trovato niente di meglio da fare che andare
insieme in un caffè lì vicino. Si erano seduti, avevano parlato di tutto senza
entrare mai troppo dentro ai dettagli, e avevano dimostrato l’un l’altro di
condurre una vita sufficientemente analoga, tanto da scambiarsi i numeri di
telefono e decidere di rivedersi, magari
per una piacevole cena. Così il signor Cesare aveva acquistato quel pomeriggio
un paio di costose bottiglie di vino, e insieme a sua moglie, passata dal
parrucchiere per l’occasione, erano arrivati fin lì, in quella stradina un po’
oscura, giungendo di fronte ad alcune abitazioni forse diverse da quelle che si
sarebbero attesi.
Buonasera, disse lui alla signora Bangi
appena lei gli ebbe aperto; siamo arrivati, spero solo non sia troppo presto.
Niente affatto, rispose lei con una largo sorriso, mio marito al contrario
stava già diventando un po’ ansioso, fatevi avanti. Il signor Cesare strinse la
mano al signor Bangi mentre le loro signore si facevano dei complimenti, e una
volta tolti i soprabiti andarono tutti a sedersi in un salottino, davanti ad un
tavolo basso da fumo. Sono contento, disse subito il signor Bangi; adesso
possiamo davvero fare quattro chiacchiere con calma e conoscerci meglio. Sua
moglie portando nell’altra stanza il sacchetto di carta con dentro le due
bottiglie di vino, si era subito premurata di tornare assieme ad un largo vassoio
con gli apertivi, aveva appoggiato tutto quanto sul tavolo basso, e aveva
incoraggiato gli ospiti a servirsi di tutto.
Poi, quando ogni complimento apparve forzato
e gli argomenti iniziarono a farsi carenti, decisero tutti di spostarsi in sala
da pranzo, dove ogni cosa sembrava già pronta, e la signora di casa aveva già
sapientemente deciso dove far sedere i suoi ospiti, evitando imbarazzi. Sparì
giusto un attimo, solo per ritornare con degli antipasti e le bottiglie di vino
già aperte. Il signor Cesare a quel punto ebbe come una perplessità, e chiese
del bagno. Sua moglie, dopo che lui si era allontanato dal tavolo, disse solo
che era un inguaribile igienista, e non gli riusciva di mettersi a tavola senza
essersi accuratamente lavato le mani.
Fu a quel punto che le cose parvero
imbrogliarsi. Tornò il signor Cesare scusandosi, ma la signora Bangi disse che
non era bello mostrare di credere la loro una casa poco pulita, anche se lo
disse ridendo. Chi ha mai detto una cosa del genere, rispose con energia la
moglie del signor Cesare. Forse lo avete soltanto pensato, aggiunse con poca
voce il signor Bangi, che in genere amava stare in silenzio se gli altri
avevano voglia di parlare, ma che in quel caso voleva dire la sua. Vedete,
disse il signor Cesare con il fare di chi deve dire una cosa importante; è una
mia debolezza dare sempre un’occhiata nel bagno; è da lì che si capiscono tante
abitudini, anche se sembra antipatico questo comportamento.
I Bangi restarono in silenzio senza riuscire
a dire niente, si guardarono pensando ambedue che il mondo era composto di
tante persone diverse, e cercarono di mandare avanti la cena. La moglie del
signor Cesare, invece, la quale non voleva far apparire il marito soltanto un
ficcanaso, riprese la parola solo per dire: in fondo, ognuno di noi, ha le proprie
abitudini. Ma questo apprezzamento non fece altro che innervosire la signora
Bangi, che rispose di botto: ma insomma, è un’indagine quella che siete venuti
a svolgere a casa nostra stasera? Il signor Cesare lentamente e con serietà si
sollevò dalla sedia, ma solo per dire: che c’è di male, forse ci nascondete
qualcosa? Tutti gli altri si alzarono da tavola a quel punto, e il signor Bangi
si proiettò con decisione verso la porta, mostrando, sia con quel gesto che con
l’espressione che aveva assunto, che sarebbe stato contento se i due ospiti
avessero abbandonato la casa. Sua moglie in un lampo spuntò con i soprabiti, e
i due uscirono fuori, quasi neppure salutando.
Non mi piace questo quartiere, disse il
signor Cesare a sua moglie una volta fuori da lì; queste case sembrano sporche,
e le persone che vi abitano, sicuramente, non devono proprio esserne di meno.
Bruno Magnolfi
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