A Rodolfo
piace molto scherzare. Certe volte inizia di punto in bianco e pare proprio non
voglia più smettere. Gli amici lo guardano, sorridono, qualcuno di noi vorrebbe
dirgli forse che è il caso di farla finita, ma lui pare non accorgersi di
nulla, e scherza, dice cose surreali, ogni argomento pare una scusa per farci
sopra dell’ironia. Sua moglie al contrario rimane in silenzio, sembra abituata
a quei modi di fare, oppure sa benissimo che l’unica maniera per neutralizzare
un po’ quella vena è ignorarlo, lasciare che vada avanti da solo fino a quando
non si sente un po’ stupido.
A
me piace all’inizio quel suo modo di riempire il silenzio, mi pare che tutto
sia sempre migliore quando lui gioca con le parole e coi modi di dire le cose.
Dopo un po’ al contrario mi stufa e non lo sopporto. In fondo, quando certe
volte ci ritroviamo tra amici per stare un po’ insieme, sembra non si possa
fare a meno di lui. Così gli chiediamo sempre qualcosa per farlo partire, gli
diciamo: com’è che stasera sei serio? Oppure: ma non ti è successo più nulla
dall’ultima volta che ci siamo visti? E generalmente lui inizia e va avanti da
solo.
Ma
le ultime volte che siamo usciti non è stato così. Pareva quasi un’altra
persona, stava lì ad ascoltare quel che dicevano gli altri senza aggiungere
nulla, senza parlare con quei suoi modi simpatici di tutto quello che gli
passava dentro al cervello. Lo abbiamo pungolato come sempre, gli abbiamo fatto
qualche domanda, ma lui niente, e anche sua moglie sembrava non aspettarsi di
più da quella situazione in cui pareva passivo.
Così
lo abbiamo preso da parte, a Rodolfo, ci siamo accostati in due o tre e gli
abbiamo chiesto cos’era che lo stava affliggendo. Ma lui ha sorriso, ci ha
guardati con leggerezza e ha detto che andava tutto benone, e che lui si
sentiva quello di sempre. Anche sua moglie ci ha detto che non c’era un bel
niente di diverso dalle solite volte. Così abbiamo lasciato correre e abbiamo
cercato di non farci più caso.
Rodolfo
in fondo è un amico, nessuno di noi vorrebbe che ci fosse qualcosa che non
vuole dirci per qualche motivo, così siamo andati a cercarlo nel negozio dove
lavora. Lui ci ha offerto un caffè nel locale di fronte, ha detto che è vero
che si sente diverso da un po’ di tempo, ma neanche lui sa capirne il motivo.
Così ce ne siamo andati, ci siamo salutati come sempre, lo abbiamo lasciato
alla sua occupazione.
Una
sera della settimana scorsa ci viene a trovare, senza la moglie. Dice che si
sente una persona differente, ha bisogno dell’aiuto di tutti, non riesce a
capire cosa sia che non va. Parliamo, gli chiediamo qualcosa, Rodolfo sembra
assente, come se la sua testa fosse da tutt’altra parte. Così prendiamo qualche
argomento leggero, tanto per tenerci tranquilli, ma lui cambia tema, sembra non
starci per niente con il cervello. Se ne va e non sappiamo proprio cosa pensare
di lui.
Ieri
sua moglie ci ha detto che ha dovuto ricoverarlo in una clinica psichiatrica,
per un periodo di osservazione. Ci siamo telefonati tra amici per scambiarci le
idee, per parlare di quella faccenda, e qualcuno ha iniziato a dire che forse
non c’è proprio tanto da stupirci: secondo qualcuno era sempre stato un po’
matto, fin da quando faceva il divertente con le sue tirate ironiche e i suoi
modi così surreali. Abbiamo riflettuto tutti assieme che alla fine c’era quasi
da aspettarsela una conclusione del genere. Io allora ho acceso la televisione,
mi sono aperto una birra, ho sintonizzato un programma qualsiasi, e ho pensato
che è tutto normale: ognuno insegue qualcosa nella vita, Rodolfo non riusciva
ad essere uno come tutti, a sentirsi proprio come gli altri, la conclusione
delle cose parla per lui.
Bruno
Magnolfi
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