domenica 26 settembre 2010

Una decisione per tutte.

            

La sera vado sempre a letto stanco, dormo sodo, mi riposo, non penso a nient’altro. Poi uno dei miei amici, giù al circolino, dice che lui al contrario non ce la fa, non riesce a dormire. Pare impossibile, faccio, sembra qualcosa che non funziona a dovere. Si tratta di preoccupazioni, fa lui, problemi per il mio futuro, quello della mia famiglia, tutto qua. I problemi si affrontano, dico io, inutile star lì a rigirarsi in un letto e non decidere niente. Quello si arrabbia, dice che io non capisco un bel niente e così se ne va.
            Dopo un paio di giorni lo ritrovo, sempre li al solito circolino. Ehi amico, gli faccio, sempre in crisi con la faccenda del dormire e delle altre cose? Forse, fa lui, però cerco di prendermela meno per tutto ciò che si mette regolarmente di traverso, e così riesco a sentirmi un po’ meglio. Gli offro una birra e mentre lui se la beve gli dico che davvero non vale la pena buttarsi giù per i problemi che in fondo hanno tutti.
            Lui prende un sorso della sua birra poi dice tutto d’un fiato che sua moglie vuole andarsene a stare da sua sorella almeno per un periodo, perché con lui non resiste, dice che non ce la fa più, e cose del genere. Io ci penso un po’ sopra, poi dico: e tu lascia che vada, sarà sempre meglio che tirare la cinghia in questa maniera, almeno è un tentativo, una bella rimescolata tra tutte le cose. Forse hai ragione, fa lui, in certe cose la sola maniera è provare. Finiamo la birra poi lui mi saluta e va via.
            Passa una decina di giorni e poi lo rivedo, sempre lì, al solito bar dove andiamo di solito. Mi cerca, mi fa il suo saluto, poi mi offre una birra. Ci sediamo ad un tavolo, gli dico qualcosa per scherzo, poi lui dice che le ultime notti ha dormito un po’ meglio. Mia moglie è andata, mi fa, anche se da quel punto di vista avrei preferito restasse, da solo mi sento una larva. Adesso le telefono ma lei non mi risponde: ha sempre qualcos’altro da fare, dice. Il vero problema è che io e lei nell’ultimo anno non ci siamo quasi mai schierati dalla medesima parte. Siamo stati continuamente a farci la guerra, fa lui, certe volte anche senza motivo, forse per la noia, per l’abitudine a cercare di essere sempre i medesimi.
            Adesso rilassati e non ci pensare, fo io, probabilmente le cose adesso si aggiustano, sicuramente anche lei sarà giunta agli stessi pensieri che adesso fai tu. E’ probabile, dice lui, quello che mi pare sicuro è che non vorrei che la sua assenza durasse in modo superiore al necessario: mi manca, non ho mai pensato ad un’esistenza mandata avanti da solo, e poi se ritroviamo minimamente quell’armonia che avevamo negli anni passati tutto sarebbe meraviglioso. Propongo un bel brindisi e così ci scoliamo altre de birre, poi ognuno va via.
            Ieri torno al circolino quando esco dal lavoro e cerco il mio amico, ma pare che lui non ci sia, così mi faccio servire una birra. Poi uno si accosta e mi dice sottovoce che il mio amico, quello con il quale parlavi certe sere, mi fa, è morto stecchito, non verrà più a bersi una birra con te e neppure con gli altri. Si è impiccato, aggiunge senza guardarmi, in casa sua con del filo elettrico appeso a una trave. Resto di sasso, mi siedo, mi sembra di non riuscire neppure a pensare. Poi prendo la birra e ne bevo un piccolo sorso.
Alla tua decisione, amico, penso tra me; che è la cosa più seria e importante che sei riuscito a mettere insieme.

            Bruno Magnolfi


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