Oltre il fiume non c’era
niente, solo dei campi a perdita d’occhio ormai abbandonati, lasciati a pascolo
per un gregge di pecore che rare volte un pastore volenteroso portava fino lì.
Eppure c’era qualcosa tra quelle erbacce senza criterio, come un fascino
proprio, di terra lasciata a se stessa, come se tutta quella zona si fosse
ribellata spontaneamente a qualsiasi intervento umano. Certe volte mi spingevo
oltre il fiume, attraversandolo con i piedi sopra dei sassi sporgenti, superavo
la fila degli alberi che crescevano spontanei attorno all’acqua, e infine
risalivo la costa di terra, ed ero arrivato. Mi piaceva fermarmi là sopra a
guardare il cielo, o le nuvole, o a vedere come il sole riverberava sopra quell’erbaccia
spontanea, che non serviva a nessuno, perché ciò nonostante cresceva, come
indifferente ai giudizi.
Quando
tornavo in paese poi, dopo una bella camminata di quasi un’ora, mi fermavo
sempre al bar della piazza, a bere qualcosa di fresco e a sentire se c’erano
state delle novità, perché mi sembrava fosse passato chissà quanto tempo, come
se quella mia passeggiata pomeridiana mi trascinasse talmente lontano che anche
il tempo ne veniva inghiottito più del normale. Nessuno mi chiedeva mai dove
andassi quando prendevo verso il fiume, forse qualcuno immaginava i miei giri,
in ogni caso io non avevo mai trovato le parole adeguate per spiegare a quale
richiamo rispondessi ogni volta che andavo laggiù. Così rimaneva l’itinerario
della mia solitudine.
Poi
ci fu un giorno che mi accorsi, una volta passato sopra le pietre del fiume,
che qualcuno, ancora mezzo nascosto dai cespugli più fitti, mi aveva seguito.
Feci finta di niente e proseguii. Costeggiai gli alberi per due o trecento
metri, mi sedetti su un tronco caduto e infine mi voltai, spinto dalla
curiosità di vedere chi c’era dietro di me. Non vidi nessuno, così rimasi fermo
in attesa. Rimasi molto nella stessa posizione, tanto che il sole si era ormai
posizionato per il tramonto, ma non era uscito fuori nessuno. Mi venne da
ridere, forse era la mia stessa ombra che si era trasformata in persona,
pensai; o forse era quel luogo che era stufo di essere ignorato da tutti.
Bruno
Magnolfi
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