Mi sarebbe tanto piaciuto
rimanermene sulla spiaggia assolata, senza niente di cui preoccuparmi, da sola,
distante da tutto. Invece dentro la testa i pensieri corrono, mi tengono in uno
stato perenne di agitazione, nonostante io avessi deciso che questa sarebbe
stata la mia sacrosanta vacanza, il luogo dove preoccuparmi soltanto di me
stessa. Fortunatamente il bagnino ogni tanto interrompe il flusso ininterrotto
di cose che passano dalla mia mente: “buongiorno signora bionda”, ripete ogni
giorno, ed io trovo divertente il suo modo, la sua capacità di essere ad un
tempo distaccato e pungente.
Sento ormai
da tanto tempo una distanza che si era formata tra me e tutto il resto, e in
questo spicchio di solitudine invece di rilassarmi e ritrovare la forza per
affrontare il futuro, proseguo come una sciocca a preoccuparmi di tutte le
vicende del mio passato. Torna mia madre in silenzio a posare il suo sguardo
così penetrante sui modi e i comportamenti di quando ero ancora bambina, tanto
da sentirla continuamente con me, anche quando non c’era. Ripenso ai suoi
gesti, a quelle sue strane maniere prima del ricovero nella clinica
psichiatrica: quella sua perspicacia, quel capire le cose senza chiederle,
quello starmi vicina come una carezza gentile, senza ossessioni, senza mai
forzature.
Sentivo da
sempre un’unione con lei, una simbiosi profonda, qualcosa che dentro di me
scorreva così naturale da non spaventarmi, da non lasciarmi alcuna
preoccupazione. Eppure sapevo che non era come tutte le mamme, ma io mi sentivo
come lei, costituita della sua stessa materia, e non sentivo necessità alcuna
di parlare con anima viva del suo essere strana, particolare, forse unica.
Andavo a
scuola, in giro con le mie amiche, in biblioteca a studiare, e sapevo
continuamente che non ero sola, qualcosa di lei mi accompagnava, con
discrezione, con tatto, aiutandomi in ogni piccola decisione da prendere. Dopo
le sue ultime crisi, quando mi dissero che aveva esalato il suo ultimo respiro,
provai il terrore di sentirmi inevitabilmente da sola: invece non era così, per
tutto questo tempo lei ha continuato ha inviarmi messaggi, a parlare con me,
come per uno strano fluido, nella sua maniera inconcepibile e silenziosa.
Anche
adesso, su questa spiaggia calda e piacevole, so che qualcosa mi spinge,
qualcosa mi grida di andare più avanti, di cercare in mezzo alle pieghe della
mia immaginazione qualcosa che non appare evidente, qualcosa che risulta
nascosto ma che è d’importanza vitale per me, per comprendere veramente chi
sono, per riuscire a capire cosa sia questo stimolo che a volte mi lacera ma
del quale ho bisogno. Non riesco a capire dove mi porterà questo senso, so che
devo seguirlo, devo andare, in qualsiasi caso e a costo di qualsiasi sacrificio.
Bruno
Magnolfi
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