sabato 11 settembre 2010

Su questa spiaggia deserta.

            

            Mi sarebbe tanto piaciuto rimanermene sulla spiaggia assolata, senza niente di cui preoccuparmi, da sola, distante da tutto. Invece dentro la testa i pensieri corrono, mi tengono in uno stato perenne di agitazione, nonostante io avessi deciso che questa sarebbe stata la mia sacrosanta vacanza, il luogo dove preoccuparmi soltanto di me stessa. Fortunatamente il bagnino ogni tanto interrompe il flusso ininterrotto di cose che passano dalla mia mente: “buongiorno signora bionda”, ripete ogni giorno, ed io trovo divertente il suo modo, la sua capacità di essere ad un tempo distaccato e pungente.   
            Sento ormai da tanto tempo una distanza che si era formata tra me e tutto il resto, e in questo spicchio di solitudine invece di rilassarmi e ritrovare la forza per affrontare il futuro, proseguo come una sciocca a preoccuparmi di tutte le vicende del mio passato. Torna mia madre in silenzio a posare il suo sguardo così penetrante sui modi e i comportamenti di quando ero ancora bambina, tanto da sentirla continuamente con me, anche quando non c’era. Ripenso ai suoi gesti, a quelle sue strane maniere prima del ricovero nella clinica psichiatrica: quella sua perspicacia, quel capire le cose senza chiederle, quello starmi vicina come una carezza gentile, senza ossessioni, senza mai forzature.
            Sentivo da sempre un’unione con lei, una simbiosi profonda, qualcosa che dentro di me scorreva così naturale da non spaventarmi, da non lasciarmi alcuna preoccupazione. Eppure sapevo che non era come tutte le mamme, ma io mi sentivo come lei, costituita della sua stessa materia, e non sentivo necessità alcuna di parlare con anima viva del suo essere strana, particolare, forse unica.
            Andavo a scuola, in giro con le mie amiche, in biblioteca a studiare, e sapevo continuamente che non ero sola, qualcosa di lei mi accompagnava, con discrezione, con tatto, aiutandomi in ogni piccola decisione da prendere. Dopo le sue ultime crisi, quando mi dissero che aveva esalato il suo ultimo respiro, provai il terrore di sentirmi inevitabilmente da sola: invece non era così, per tutto questo tempo lei ha continuato ha inviarmi messaggi, a parlare con me, come per uno strano fluido, nella sua maniera inconcepibile e silenziosa.
            Anche adesso, su questa spiaggia calda e piacevole, so che qualcosa mi spinge, qualcosa mi grida di andare più avanti, di cercare in mezzo alle pieghe della mia immaginazione qualcosa che non appare evidente, qualcosa che risulta nascosto ma che è d’importanza vitale per me, per comprendere veramente chi sono, per riuscire a capire cosa sia questo stimolo che a volte mi lacera ma del quale ho bisogno. Non riesco a capire dove mi porterà questo senso, so che devo seguirlo, devo andare, in qualsiasi caso e a costo di qualsiasi sacrificio.

            Bruno Magnolfi


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