C’era stato un
tempo in cui Mauro si era sentito furbo. Poi tutto aveva preso uno strano corso
nella sua vita di ragazzo, e questa sua propensione era stata come accantonata.
Ricordava certe volte di essersi sentito bene solo per aver frequentato diverse
compagnie, senza dare mai troppa importanza a nessuna in particolare, cambiando
al caso modi di fare e atteggiamenti, ma rimanendo comunque sempre se stesso, o
almeno sforzandosi di rimanerlo. Gli era piaciuto tante volte sentirsi a suo
agio in una situazione o in un’altra, pur diverse tra di loro, gli era parso
come di prendere il meglio in ogni occasione, e riuscire a destreggiarsi con tutti
gli altri sempre in maniera accorta e intelligente. Il senso migliore di quel
suo comportarsi lo aveva sempre trovato nell’immaginarsi libero, capace di
frequentare questo o quello senza perciò sentirsi legato da comportamenti
abitudinari o risaputi. La sua furbizia gli era sempre sembrata tutta lì, e
quando qualcuno aveva avuto da dirgli qualcosa al riguardo, si era normalmente
limitato a sorridere, senza dire niente.
Poi era
arrivata Laura e tutto aveva preso un senso diverso. Qualcuno lo aveva guardato
maliziosamente, notando il suo cambiare. Lui stava bene con Laura, non gli importava
quasi più di nessuno, se non di quel contorno al loro stare assieme, quel
mostrarsi uniti e felici agli occhi di tutti gli altri. Ma gli altri forse non
erano contenti, e qualcuno lo vedeva come un egoista che usa tutto e tutti pur
di sentirsi a proprio agio. Così si era distaccato poco per volta da coloro che
una volta erano stati suoi amici. Adesso sognava di andar via con Laura, di
portarla al mare, di correre insieme a lei attraverso luoghi dove c’erano
soltanto loro due. Il suo concetto di libertà adesso era quello, progettare un
futuro lontano da tutti, da qualche parte dove fosse possibile ricostruire ogni
immagine e ogni pensiero, partendo soltanto da loro due, lui e Laura, come un
valore profondo da portare in giro come una bandiera. In fondo Mauro certe
volte si era sentito persino disgustato dal comportamento degli altri: sentiva spesso
la sua distanza da tutto mentre cercava quel modo diverso di essere e di
comportarsi.
Poi Laura si
stufò di tutto quel sognare ad occhi aperti, e durante un pomeriggio come tanti
lo lasciò solo, a ripensare meglio alcune cose di fondo. Per lui era il dover
rendersi conto che Laura alla fine era proprio come gli altri, non aveva
sentito veramente dentro di sé lo spirito di chi si sente libero. Però non era facile
adesso ricostruire con qualcuno dei ragazzi un rapporto che si era inevitabilmente
compromesso, e Mauro si scopriva ogni giorno sempre più solo, poco furbo,
schiacciato dai suoi comportamenti.
Poi un
pomeriggio si ritrovò al solito bar all’aperto dove si scambiavano battute
alcuni dei suoi vecchi amici, e in un angolo c’era anche Laura, in silenzio, senza
guardare, come a voler catturare la sua attenzione. Forse sarebbe potuto andare
lì, da lei, prenderla per mano e dimostrare che qualcosa era salvabile, ma non
lo fece. Non ebbe neanche bisogno di pensarci Mauro: adesso sapeva che era completamente
da solo con le sue idee, in quei suoi desideri. E questa consapevolezza
piuttosto che spaventarlo gli dava nuova forza, uno slancio che forse era
semplicemente tutto quello che aveva sempre cercato. Osservò tutti, quel
pomeriggio, e poi andò via, non ci faceva proprio niente lì con gli altri.
Bruno
Magnolfi