La
donna allo specchio si osservava i piccoli difetti del viso. Avrebbe dovuto
uscire di casa tra non molto, ma siccome si doveva incontrare con alcune
persone tra cui un uomo che lei reputava bello, tutto questo la metteva in
forte disagio. I loro rapporti erano soltanto di lavoro, non sussistevano dubbi
su questo, però ciò non significava affatto che lei dovesse sfigurare al suo
fianco, recandosi a quella colazione tra colleghi d’ufficio. Così, dopo molte
incertezze, aveva infine deciso quale vestito indossare tra i tanti possibili, un
abito che si adattasse meglio al suo spirito, al suo essere, alla sua
interpretazione del momento, e in conseguenza, aveva anche deciso con quale
colore ombreggiare gli occhi e le labbra. Aveva passato mezza mattina ad
osservare le stoffe, i colori, le sfumature, a definire come voleva che fosse
la giornata che aveva di fronte. Ma adesso, dopo che si era osservata a fondo
nei particolari che vedeva riflessi dentro allo specchio, aveva capito che c’era
qualcosa che non tornava sulla sua faccia.
Improvvisamente,
guardandosi dentro a quel rettangolo senza segreti, si era come resa conto di
sentirsi diversa da come effettivamente lei era. La sensazione provata era del
tutto particolare: si trattava del fatto che lei, dentro di sé, era un’altra
persona rispetto a come era fuori. Non se ne era mai resa conto fino a quel
giorno, ma la sua faccia, la sua espressione, il suo viso, non corrispondevano
affatto a ciò che lei pensava di sé. Era come se la persona che la stava
guardando allo specchio fosse un’estranea, un’altra donna, e questo era
spiacevole, una sensazione senz’altro antipatica.
Cercò di
conservare la calma, sistemò alcune cose del tutto marginali, tanto per
prendere tempo, cercò di pensare a degli argomenti di cui avrebbe voluto
discutere durante quel pranzo, ma poi, inevitabilmente, tornò di nuovo a
guardarsi dentro allo specchio. C’era poco da farsi illusioni, lei non era se
stessa, era inutile cercare scusanti con il rossetto o il periodo di
stanchezza. Era difficile spiegarsi una cosa del genere, e soprattutto
diventava complicato presentarsi ad altre persone con un interrogativo del
genere dentro alla testa. Si concentrò su alcune piccole rughe che potevano
essere coperte con del fondo tinta. Accese lo sguardo con un ombretto deciso
sopra le palpebre. Disegnò le sue labbra con del rossetto perfetto per ciò che
desiderava mostrare. Infine era pronta, ma la sua messinscena non corrispondeva
a se stessa.
Cercò di
pensare qualcosa di diverso, ma la sua mente andava verso quel suo sentirsi una
persona diversa da come effettivamente lei era. Uscì di casa ed il suo taxi
arrivò dopo un minuto. Cercò di osservare il suo sguardo nello specchietto
della vettura mentre dettava l’indirizzo del ristorante, poi, come vinta dalla
situazione, si rannicchiò in un angolo del sedile posteriore. Arrivò che tutti
ormai erano in sua attesa. Si fermò in una posizione qualsiasi, aspettò che gli
altri, anche quel bello che si mostrava in splendida forma, si voltassero verso
di lei, e infine disse, attirando l’attenzione di tutti: “Scusate, forse non
dovevo neppure venire, ma oggi per me non è proprio la giornata più adatta. Sto
male, ma non è questa la cosa importante; il problema è che non so cosa mi stia
succedendo, cosa stia attraversando la mia povera testa…”. Gli altri
l’applaudirono, era bello che qualcuno fosse più estroverso di tutti.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento