domenica 23 maggio 2010

Il silenzio eloquente.

           

            Marco ha un amico con il quale va spesso in un bar. Tutt’e due stanno lì, certe sere, e lasciano che qualcuno scambi con loro un saluto, qualche battuta, la possibilità di pagar loro un caffè. Sono atteggiamenti normali, pensa Marco, comportamenti di tutti, basta riuscire in qualche maniera a passare la serata, a sentirsi bene, in compagnia con altre persone che manifestano la loro stessa sensibilità. A Marco non interessa minimamente frequentare quel bar, e se non fosse per quel suo amico e per tutti quegli altri che a volte incontrano lì, lui non si sognerebbe mai di andare a sedersi a quei tavolini a farsi pagare un caffè o scambiare delle chiacchiere insulse con gente che neppure conosce. Tanto più che il caffè non gli piace, lo ritiene soltanto un ingrediente di tutto quel gioco che si instaura davanti a quel bancone d’acciaio, a quello scintillare di bottiglie e di specchi, a quella manifestazione di personalità che si snoda soltanto in un luogo deputato all’effimero, un suolo pubblico, dove nessuno è padrone di niente, se non di quel tanto che riesce a conquistare parlando delle cose di tutti con voce migliore, con gesti maggiormente eloquenti. Non lo sa fare lui, lui si limita ad osservare gli altri, tutti coloro che restano lì, a parlare di ogni argomento e a dire qualcosa di cui si possa sentirsi d’accordo.
Marco perde coscienza di sé qualche volta, mentre ascolta il suo amico che parla di cose che magari conosce anche lui, con tutti gli altri che lo guardano e annuiscono con le facce attente e curiose, e non è mai tardi quando decidono di andarsene via loro due, lui lo sa, ma il suo amico conosce perfettamente quali siano i tempi giusti, quelli per cui le cose dette sono sempre un po’ troppe, e perfette sono solo quelle che rimangono in aria tanto da lasciare che ancora una sera ci voglia per completarne il racconto. Marco avverte tutto questo, lui vuol bene al suo amico, gli riconosce una grande capacità, ed ogni sera quando vengono via da quel bar lui vorrebbe parlargliene, ma per quanto ci provi non ci riesce, ma sa dentro di sé che non è affatto importante: il suo amico usa molte parole quando parla, per questo conosce perfettamente cosa vuol dire qualcuno quando rimane in silenzio.   


            Bruno Magnolfi

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