Il paese era sito ai piedi di
una collina verdeggiante, ed ogni estate in tanti vi salivano seguendo i
sentieri tra la vegetazione per goderne l’aria fresca. C’era un gruppo di rocce
polverose ai piedi di quel monte, poco distante dalle ultime case del paese, e
qualcuno a luglio notò che nonostante il sole e il secco di quei giorni, quelle
pietre erano diventate sempre più umide. Passò un po’ di tempo e l’umidità
continuava, tanto da incuriosire diverse persone, e quando arrivò la fine di
quel mese e il giorno di Santa Marta, patrona del paese, dalla roccia
improvvisa sgorgò l’acqua.
Metà della popolazione si recò
subito nel luogo in un pellegrinaggio spontaneo inginocchiandosi e pregando,
altri tolsero la grande statua di gesso dalla Chiesa e la portarono nei pressi
della roccia, costruendo velocemente una base di cemento che la sostenesse. Nei
giorni seguenti altri si industriarono a costruire una protezione di vetro che
custodisse quella statua che in quel modo rimase lì, accanto alla sorgente, e
si cominciò a venerare la Santa in ogni giorno della settimana, specialmente la
domenica, tanto che numerosi gruppi di persone arrivarono anche da fuori
fermandosi nei pressi della roccia e trascorrendoci spesso molte ore.
L’acqua continuava a sgorgare
dalla roccia e aveva formato a terra un rigagnolo che serpeggiava tra le piante
andando a gettarsi, cento metri dopo, in un fosso preesistente. Qualcuno,
considerato il caldo torrido di quel mese di agosto, pensò bene di scavare una
pozza di raccolta di quell’acqua, e una volta effettuata tutti iniziarono a
bagnarsi le mani e i piedi in quel laghetto, sostenendo che fosse un’attività
senz’altro curativa per l’artrite, i dolori muscolari e altre cose di quel
genere. Tanti gridavano al miracolo, qualcuno restava in ginocchio sopra la
radura di terra battuta per più ore, chiedendo il perdono, o altri miracoli,
guarigioni varie e la fine di ogni avversità.
La sorgente continuava a
gettare allegra la sua acqua, e anche la metà del paese che aveva alzato le
spalle fin dall’inizio, mostrando disinteresse o incredulità sul coinvolgimento
del soprannaturale per quanto era accaduto, dovette piegarsi alla situazione e
andare a vedere coi propri occhi il luogo Santo. Intanto la pozza d’acqua era
stata allargata, considerato l’afflusso di persone che desiderava immergere là
dentro piedi e mani, e le autorità avevano iniziato a progettare un parcheggio
attrezzato poco distante e l’asfaltatura di tutta la radura. Spuntarono furgoni
che vendevano panini imbottiti e oggetti sacri, e nel mese di settembre
l’afflusso di persone arrivò a punte estreme, fino a quando l’acqua
d’improvviso calò di intensità, fino a smettere quasi del tutto di scaturire
dalle rocce, e si dovette ricorrere velocemente a delle autobotti che si
recavano sul fianco della collina poco sopra al luogo Santo, ben nascoste dalla
vegetazione, per rilasciare l’acqua sufficiente a sopperire al fabbisogno della
sorgente. Nessuno si lamentò di niente, gli affari giravano bene per tutti, e
Santa Marta vegliava con le mani giunte su tutti quanti si recavano fin lì.
Accadde di notte,
fortunatamente, quando non c’era nessuno nei pressi, forse per l’acqua
eccessiva sversata dalle autobotti, che alcune rocce in alto si staccarono,
precipitando sul luogo del miracolo e devastando tutto quanto era stato messo
in piedi, compresa la statua di gesso e gli inginocchiatoi di pietra costruiti
in fretta e furia. Dovettero smettere anche con le autobotti, naturalmente, e
tanta fu la sorpresa e il dispiacere per quei nuovi eventi, che tutti dal paese
andarono a vedere di persona, ma l’idea di qualcuno di gridare al miracolo per
non aver fatto accadere una catastrofe di morti se la frana fosse successa di
giorno fu vincente, e tutto in poco tempo ricominciò quasi come prima, appena
ricostruita la statua di gesso della Santa che aveva vegliato sui suoi devoti,
proprio nello stesso punto dov’era prima, e ricolmato d’acqua, non più
alimentato, il laghetto lì vicino. Non c’era più la sorgente, ma alcuni sostenevano
di averla vista, di averne notato una lucentezza straordinaria, quasi come di
liquidi diamanti, costruendone velocemente una leggenda; e anche gli altri che
erano sempre rimasti scettici, ora dicevano a tutti che era vero, e poi si sa,
le cose a volte cambiano.
Bruno Magnolfi
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