giovedì 13 maggio 2010

La sorgente miracolosa.

        

Il paese era sito ai piedi di una collina verdeggiante, ed ogni estate in tanti vi salivano seguendo i sentieri tra la vegetazione per goderne l’aria fresca. C’era un gruppo di rocce polverose ai piedi di quel monte, poco distante dalle ultime case del paese, e qualcuno a luglio notò che nonostante il sole e il secco di quei giorni, quelle pietre erano diventate sempre più umide. Passò un po’ di tempo e l’umidità continuava, tanto da incuriosire diverse persone, e quando arrivò la fine di quel mese e il giorno di Santa Marta, patrona del paese, dalla roccia improvvisa sgorgò l’acqua.
Metà della popolazione si recò subito nel luogo in un pellegrinaggio spontaneo inginocchiandosi e pregando, altri tolsero la grande statua di gesso dalla Chiesa e la portarono nei pressi della roccia, costruendo velocemente una base di cemento che la sostenesse. Nei giorni seguenti altri si industriarono a costruire una protezione di vetro che custodisse quella statua che in quel modo rimase lì, accanto alla sorgente, e si cominciò a venerare la Santa in ogni giorno della settimana, specialmente la domenica, tanto che numerosi gruppi di persone arrivarono anche da fuori fermandosi nei pressi della roccia e trascorrendoci spesso molte ore.
L’acqua continuava a sgorgare dalla roccia e aveva formato a terra un rigagnolo che serpeggiava tra le piante andando a gettarsi, cento metri dopo, in un fosso preesistente. Qualcuno, considerato il caldo torrido di quel mese di agosto, pensò bene di scavare una pozza di raccolta di quell’acqua, e una volta effettuata tutti iniziarono a bagnarsi le mani e i piedi in quel laghetto, sostenendo che fosse un’attività senz’altro curativa per l’artrite, i dolori muscolari e altre cose di quel genere. Tanti gridavano al miracolo, qualcuno restava in ginocchio sopra la radura di terra battuta per più ore, chiedendo il perdono, o altri miracoli, guarigioni varie e la fine di ogni avversità.
La sorgente continuava a gettare allegra la sua acqua, e anche la metà del paese che aveva alzato le spalle fin dall’inizio, mostrando disinteresse o incredulità sul coinvolgimento del soprannaturale per quanto era accaduto, dovette piegarsi alla situazione e andare a vedere coi propri occhi il luogo Santo. Intanto la pozza d’acqua era stata allargata, considerato l’afflusso di persone che desiderava immergere là dentro piedi e mani, e le autorità avevano iniziato a progettare un parcheggio attrezzato poco distante e l’asfaltatura di tutta la radura. Spuntarono furgoni che vendevano panini imbottiti e oggetti sacri, e nel mese di settembre l’afflusso di persone arrivò a punte estreme, fino a quando l’acqua d’improvviso calò di intensità, fino a smettere quasi del tutto di scaturire dalle rocce, e si dovette ricorrere velocemente a delle autobotti che si recavano sul fianco della collina poco sopra al luogo Santo, ben nascoste dalla vegetazione, per rilasciare l’acqua sufficiente a sopperire al fabbisogno della sorgente. Nessuno si lamentò di niente, gli affari giravano bene per tutti, e Santa Marta vegliava con le mani giunte su tutti quanti si recavano fin lì.
Accadde di notte, fortunatamente, quando non c’era nessuno nei pressi, forse per l’acqua eccessiva sversata dalle autobotti, che alcune rocce in alto si staccarono, precipitando sul luogo del miracolo e devastando tutto quanto era stato messo in piedi, compresa la statua di gesso e gli inginocchiatoi di pietra costruiti in fretta e furia. Dovettero smettere anche con le autobotti, naturalmente, e tanta fu la sorpresa e il dispiacere per quei nuovi eventi, che tutti dal paese andarono a vedere di persona, ma l’idea di qualcuno di gridare al miracolo per non aver fatto accadere una catastrofe di morti se la frana fosse successa di giorno fu vincente, e tutto in poco tempo ricominciò quasi come prima, appena ricostruita la statua di gesso della Santa che aveva vegliato sui suoi devoti, proprio nello stesso punto dov’era prima, e ricolmato d’acqua, non più alimentato, il laghetto lì vicino. Non c’era più la sorgente, ma alcuni sostenevano di averla vista, di averne notato una lucentezza straordinaria, quasi come di liquidi diamanti, costruendone velocemente una leggenda; e anche gli altri che erano sempre rimasti scettici, ora dicevano a tutti che era vero, e poi si sa, le cose a volte cambiano.


Bruno Magnolfi

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