Il gruppo
degli uomini, rimasti seduti al margine del ballo estivo all’aperto in fondo al
paese, aveva continuato a ridere e a sorridere bevendo e guardando le coppie
impegnate a danzare, ma alla fine sembrava che quelli lo facessero, anche se
inconsapevolmente, più di loro stessi che di quanti si stavano impegnando a
fondo sopra quella pista un po’ improvvisata, cercando peraltro di rendere la
festa riuscita e piacevole. Laura e Lorenzo avevano iniziato a ballare sin da
quando era partita la musica, come sempre facevano in occasioni del
genere, e continuavano a girare e a
divertirsi davanti alla gente di tutto il paese, tanto che qualcuno, come
sempre accadeva in quei casi, aveva già avuto modo di notarli e di dire
qualcosa su loro. Ad alcune donne piaceva quella coppia, era evidente, era già
stato chiesto in giro il motivo per cui loro due non stessero insieme a fare
sul serio, come coppia vera e propria cioè, visto che apparivano così ben
assortiti, belli, sempre pronti con quell’intesa che mostravano di avere. Forse
c’era anche una punta di invidia da parte di più d’una persona, ma soprattutto
faceva rabbia che quei due in certe occasioni quasi non avessero occhi e
interessi che per loro stessi.
Si diceva
sottovoce che Lorenzo non fosse del tutto attirato da rapporti più stretti con
Laura, addirittura che non gli piacessero proprio le donne, e ciò nonostante
fosse un suo grande amico, tanto che Laura con lui si sentisse più tranquilla
che con altri, pur sapendo di non doversi aspettare da lui niente di più che
quella amicizia. Stavano sempre insieme, si passavano a prendere a casa l’un
l’altra, dicevano, e poi se ne andavano da tutte le parti, però tra loro mai un
gesto d’affetto o qualcosa del genere. Qualcuno con cattiveria assicurava che
era come se fossero due vere amiche. In ogni caso quelle, per altri, erano
soltanto voci maligne, come sempre messe in piedi solo per dare discredito,
indifferenti al fatto che ci fossero ragazzi che sapessero divertirsi alla
faccia di tutti.
“Chissà cosa
staranno dicendo di noi…”, diceva Laura continuando a volteggiare tra le
braccia del suo Lorenzo. “Le solite cose…”, rispondeva Lorenzo; “Che io sono un
effeminato e che ti sto solo facendo perdere tempo, quello che dicono sempre in
questi casi. Poi nei prossimi giorni mi fermeranno per strada, come capita
spesso: -Ma perché non fai un po’ sul serio con quella ragazza?, mi
chiederanno; e poi giù con le loro risate, come a sentirsi più furbi di tutti”.
“Per forza, nel loro mondo non esiste l’amicizia, soltanto l’aspirazione gretta
al sesso scontato e alle sue regole rigide…”. “Chissà se sapessero che abbiamo
già provato ad avere dei rapporti sessuali tra noi, ma che non ci hanno
appagato in modo esauriente, e i nostri gusti sono diversi, sarebbe
incredibile, non lo capirebbero mai…”. Poi si fermavano per prendere un po’ di
respiro, andavano al chiosco delle bibite lì accanto e si lasciavano servire da
bere, però sempre insieme, sempre ridendo, rispondendo bonariamente a tutti
quanti dicevano loro qualcosa.
Avevano la
medesima età loro due, e oltre che legati da amicizia sincera, la complicità
che avevano trovato era lo straordinario elemento che li faceva sentire più
avanti, oltre le dicerie del paese. Al mattino prendevano l’autobus per andare
in città, a frequentare il liceo, e anche se non erano nella medesima classe,
ugualmente si aiutavano con i compiti e soprattutto si spalleggiavano con le
rispettive amicizie, in modo da mettersi sempre in buona luce l’un l’altra e riuscire
a conoscere le persone che maggiormente interessavano lei oppure lui.
Fu quella
stessa sera che qualcuno, forse ubriaco, volle mostrare che non era d’accordo
con quel tipo di cose. Li aspettarono in cinque vicino casa di Laura, era ormai
molto tardi, attesero il momento opportuno e poi uscirono dall’ombra con dei
cappucci sul viso. Li bastonarono a sangue, li picchiarono in modo selvaggio,
se ne andarono solo quando loro due erano ormai a terra, doloranti, con addosso
tutti i segni di una lezione che non avrebbero dimenticato facilmente. Perché
era così che dovevano andare le cose, essere diversi non era possibile,
dovevano tutti metterselo in testa, almeno non lì, in quel loro paese.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento