domenica 9 maggio 2010

La lezione per diventare normali.



Il gruppo degli uomini, rimasti seduti al margine del ballo estivo all’aperto in fondo al paese, aveva continuato a ridere e a sorridere bevendo e guardando le coppie impegnate a danzare, ma alla fine sembrava che quelli lo facessero, anche se inconsapevolmente, più di loro stessi che di quanti si stavano impegnando a fondo sopra quella pista un po’ improvvisata, cercando peraltro di rendere la festa riuscita e piacevole. Laura e Lorenzo avevano iniziato a ballare sin da quando era partita la musica, come sempre facevano in occasioni del genere,  e continuavano a girare e a divertirsi davanti alla gente di tutto il paese, tanto che qualcuno, come sempre accadeva in quei casi, aveva già avuto modo di notarli e di dire qualcosa su loro. Ad alcune donne piaceva quella coppia, era evidente, era già stato chiesto in giro il motivo per cui loro due non stessero insieme a fare sul serio, come coppia vera e propria cioè, visto che apparivano così ben assortiti, belli, sempre pronti con quell’intesa che mostravano di avere. Forse c’era anche una punta di invidia da parte di più d’una persona, ma soprattutto faceva rabbia che quei due in certe occasioni quasi non avessero occhi e interessi che per loro stessi.
Si diceva sottovoce che Lorenzo non fosse del tutto attirato da rapporti più stretti con Laura, addirittura che non gli piacessero proprio le donne, e ciò nonostante fosse un suo grande amico, tanto che Laura con lui si sentisse più tranquilla che con altri, pur sapendo di non doversi aspettare da lui niente di più che quella amicizia. Stavano sempre insieme, si passavano a prendere a casa l’un l’altra, dicevano, e poi se ne andavano da tutte le parti, però tra loro mai un gesto d’affetto o qualcosa del genere. Qualcuno con cattiveria assicurava che era come se fossero due vere amiche. In ogni caso quelle, per altri, erano soltanto voci maligne, come sempre messe in piedi solo per dare discredito, indifferenti al fatto che ci fossero ragazzi che sapessero divertirsi alla faccia di tutti.
“Chissà cosa staranno dicendo di noi…”, diceva Laura continuando a volteggiare tra le braccia del suo Lorenzo. “Le solite cose…”, rispondeva Lorenzo; “Che io sono un effeminato e che ti sto solo facendo perdere tempo, quello che dicono sempre in questi casi. Poi nei prossimi giorni mi fermeranno per strada, come capita spesso: -Ma perché non fai un po’ sul serio con quella ragazza?, mi chiederanno; e poi giù con le loro risate, come a sentirsi più furbi di tutti”. “Per forza, nel loro mondo non esiste l’amicizia, soltanto l’aspirazione gretta al sesso scontato e alle sue regole rigide…”. “Chissà se sapessero che abbiamo già provato ad avere dei rapporti sessuali tra noi, ma che non ci hanno appagato in modo esauriente, e i nostri gusti sono diversi, sarebbe incredibile, non lo capirebbero mai…”. Poi si fermavano per prendere un po’ di respiro, andavano al chiosco delle bibite lì accanto e si lasciavano servire da bere, però sempre insieme, sempre ridendo, rispondendo bonariamente a tutti quanti dicevano loro qualcosa.
Avevano la medesima età loro due, e oltre che legati da amicizia sincera, la complicità che avevano trovato era lo straordinario elemento che li faceva sentire più avanti, oltre le dicerie del paese. Al mattino prendevano l’autobus per andare in città, a frequentare il liceo, e anche se non erano nella medesima classe, ugualmente si aiutavano con i compiti e soprattutto si spalleggiavano con le rispettive amicizie, in modo da mettersi sempre in buona luce l’un l’altra e riuscire a conoscere le persone che maggiormente interessavano lei oppure lui.
Fu quella stessa sera che qualcuno, forse ubriaco, volle mostrare che non era d’accordo con quel tipo di cose. Li aspettarono in cinque vicino casa di Laura, era ormai molto tardi, attesero il momento opportuno e poi uscirono dall’ombra con dei cappucci sul viso. Li bastonarono a sangue, li picchiarono in modo selvaggio, se ne andarono solo quando loro due erano ormai a terra, doloranti, con addosso tutti i segni di una lezione che non avrebbero dimenticato facilmente. Perché era così che dovevano andare le cose, essere diversi non era possibile, dovevano tutti metterselo in testa, almeno non lì, in quel loro paese.


Bruno Magnolfi

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