venerdì 28 maggio 2010

Nessuna attenuante.

            

            L’uomo di colore era rimasto fermo sul marciapiede, davanti alla porta a vetri di quel piccolo negozio, con le macchine che transitavano rumorosamente lungo la strada e le persone che si muovevano a piedi in quella zona tutta commerciale della città. Svolgeva da un anno una normale attività di rappresentante di commercio, ma quando c’era qualche trattativa difficile faceva intervenire un suo superiore che evidentemente aveva più esperienza di lui. Per questo era rimasto all’esterno, mentre l’altro, il suo superiore, era entrato, aveva subito iniziato a parlare col negoziante che restava di là dal bancone dell’esercizio, proprio di faccia alla strada, gli aveva stretto la mano come sempre si faceva con i clienti, ma subito aveva acceso una discussione, e la faccenda pareva avesse bisogno di un tempo maggiore di ciò che era stato immaginato.
Si trattava di farsi pagare dal negoziante una fornitura di materiale consegnata già molti mesi più indietro, e della quale era stato ottenuto fino ad allora soltanto un piccolo anticipo. L’uomo di colore era rimasto all’esterno per evitare che il negoziante si sentisse troppo aggredito, però osservava con interesse il procedere delle cose e continuava a seguire la trattativa giudicandola dai gesti, dallo scuotere delle teste e dai movimenti delle mani delle due persone all’interno, visto che le parole non poteva sentirle. Gli pareva, come era facile immaginarsi, che le cose non andassero bene, e che la situazione non portasse a niente di buono, ma ad un tratto vide il negoziante che si sporgeva da dietro al bancone, lo indicava col dito e diceva qualcosa. L’altro si voltava appena un momento, poi riprendeva con i suoi discorsi e le sue richieste. Forse gli avrà concesso la solita rateizzazione, pensava l’uomo di colore, e intanto osservava che il negoziante aveva cominciato a scrivere qualcosa sopra un foglietto.
Lui allora si era voltato di lato, come a cercare di allentare la tensione data anche da quegli sguardi, ma solo per dare un’occhiata alla strada; poi aveva spostato la sua cartella sull’altra mano, aveva mosso i piedi di qualche centimetro e infine era tornato a guardare dentro al negozio. L’altro, il suo superiore, aveva cominciato a gesticolare, e prima che qualsiasi altra cosa si mettesse di mezzo, aveva preso il negoziante alla gola e lo aveva colpito con dei pugni ravvicinati alla faccia. In un attimo quello era caduto, e l’uomo di colore osservando la scena era rimasto come paralizzato, incapace di fare o pensare qualsiasi altra cosa. Nessuno al momento aveva visto alcunché, la città proseguiva la sua attività come sempre, l’altro, il suo superiore, aveva preso la porta ed era uscito di fretta, senza guardarlo, passandogli praticamente sui piedi, prendendo quasi di corsa lungo il marciapiede e sparendo in fretta tra le tante persone.
L’uomo di colore allora era entrato dentro al negozio, era passato di là dal bancone per aiutare il negoziante, ma lo aveva trovato privo di sensi in una pozza di sangue: cadendo quello probabilmente aveva sbattuto la testa in uno spigolo, non c’era altro da fare che chiamare immediatamente il soccorso medico. Intanto dalla strada qualcuno aveva visto qualcosa di strano, aveva osservato dalla porta rimasta aperta la persona dentro al negozio, il suo comportamento, e aveva deciso di chiamare gli agenti. L’uomo di colore fu arrestato in un attimo, proprio mentre i soccorsi sopraggiunti in pochi minuti dichiaravano morto quel povero negoziante: a nulla valse dichiararsi innocente al processo, l’uomo di colore fu condannato senza alcuna attenuante.


            Bruno Magnolfi

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