L’uomo di
colore era rimasto fermo sul marciapiede, davanti alla porta a vetri di quel
piccolo negozio, con le macchine che transitavano rumorosamente lungo la strada
e le persone che si muovevano a piedi in quella zona tutta commerciale della
città. Svolgeva da un anno una normale attività di rappresentante di commercio,
ma quando c’era qualche trattativa difficile faceva intervenire un suo
superiore che evidentemente aveva più esperienza di lui. Per questo era rimasto
all’esterno, mentre l’altro, il suo superiore, era entrato, aveva subito
iniziato a parlare col negoziante che restava di là dal bancone dell’esercizio,
proprio di faccia alla strada, gli aveva stretto la mano come sempre si faceva
con i clienti, ma subito aveva acceso una discussione, e la faccenda pareva
avesse bisogno di un tempo maggiore di ciò che era stato immaginato.
Si trattava di farsi pagare dal
negoziante una fornitura di materiale consegnata già molti mesi più indietro, e
della quale era stato ottenuto fino ad allora soltanto un piccolo anticipo.
L’uomo di colore era rimasto all’esterno per evitare che il negoziante si
sentisse troppo aggredito, però osservava con interesse il procedere delle cose
e continuava a seguire la trattativa giudicandola dai gesti, dallo scuotere
delle teste e dai movimenti delle mani delle due persone all’interno, visto che
le parole non poteva sentirle. Gli pareva, come era facile immaginarsi, che le
cose non andassero bene, e che la situazione non portasse a niente di buono, ma
ad un tratto vide il negoziante che si sporgeva da dietro al bancone, lo
indicava col dito e diceva qualcosa. L’altro si voltava appena un momento, poi
riprendeva con i suoi discorsi e le sue richieste. Forse gli avrà concesso la
solita rateizzazione, pensava l’uomo di colore, e intanto osservava che il
negoziante aveva cominciato a scrivere qualcosa sopra un foglietto.
Lui allora si era voltato di
lato, come a cercare di allentare la tensione data anche da quegli sguardi, ma
solo per dare un’occhiata alla strada; poi aveva spostato la sua cartella
sull’altra mano, aveva mosso i piedi di qualche centimetro e infine era tornato
a guardare dentro al negozio. L’altro, il suo superiore, aveva cominciato a
gesticolare, e prima che qualsiasi altra cosa si mettesse di mezzo, aveva preso
il negoziante alla gola e lo aveva colpito con dei pugni ravvicinati alla
faccia. In un attimo quello era caduto, e l’uomo di colore osservando la scena
era rimasto come paralizzato, incapace di fare o pensare qualsiasi altra cosa.
Nessuno al momento aveva visto alcunché, la città proseguiva la sua attività
come sempre, l’altro, il suo superiore, aveva preso la porta ed era uscito di
fretta, senza guardarlo, passandogli praticamente sui piedi, prendendo quasi di
corsa lungo il marciapiede e sparendo in fretta tra le tante persone.
L’uomo di colore allora era
entrato dentro al negozio, era passato di là dal bancone per aiutare il
negoziante, ma lo aveva trovato privo di sensi in una pozza di sangue: cadendo
quello probabilmente aveva sbattuto la testa in uno spigolo, non c’era altro da
fare che chiamare immediatamente il soccorso medico. Intanto dalla strada
qualcuno aveva visto qualcosa di strano, aveva osservato dalla porta rimasta
aperta la persona dentro al negozio, il suo comportamento, e aveva deciso di
chiamare gli agenti. L’uomo di colore fu arrestato in un attimo, proprio mentre
i soccorsi sopraggiunti in pochi minuti dichiaravano morto quel povero
negoziante: a nulla valse dichiararsi innocente al processo, l’uomo di colore
fu condannato senza alcuna attenuante.
Bruno
Magnolfi
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