giovedì 17 giugno 2010

Di nuovo, fra qualche tempo.

            

            Non mi era piaciuta l’ironia leggera del guardiamarina su quel paio di giorni agli ormeggi che avevo deciso per la mia nave petroliera. In fondo ero io il comandante là sopra, ed ero responsabile di qualsiasi decisione. Aveva immaginato benissimo lui che ritardare voleva dire solo attendere la discesa del prezzo del greggio all’imbarco, naturalmente per via delle solite congiunture internazionali, ma a me la compagnia comunicava via radio le indicazioni da seguire, non potevo far altro, era evidente. Per far star buoni i ragazzi a bordo c’era sempre la vecchia scusa di evitare qualche burrasca, ma che potevo fare, non potevo lasciare che sospettassero qualcosa sulle buste di soldi extra che intascavo ad ogni fine missione. Il guardiamarina era un ragazzone tutto logica e controllo, non sapeva niente di come si fa per stare al mondo, con gli anni si sarebbe ammorbidito, ne ero sicuro, per adesso era meglio lasciarlo perdere.
            Eppoi secondo me era stato bello rimanere immobili per tutto quel tempo sottocosta, prendere il sole in coperta e fare le pulizie generali di tutte le cabine, meglio farlo davanti a terre amiche piuttosto che in acque poco sicure. Avevo dovuto cercare di smontare le illazioni del guardiamarina, però, portarlo con i pensieri da altre parti, e così, tanto per fargli qualche confidenza, mi ero inventato una storia su una donna, una ragazza bionda che avevo conosciuto anni addietro, un tipo tutto particolare, avevo detto, di quelle che ti capitano a tiro davvero poche volte. Mi ero lasciato andare a spiegargli, mentre eravamo all’ancora, che quella donna era solita trascorrere la stagione balneare in quel paese laggiù, in mezzo alla baia, e magari in quel momento esatto poteva tranquillamente essere lì, ad osservare proprio questa nostra stupida nave petroliera. 
            Mi aveva chiesto come l’avevo conosciuta, il mio secondo, ma a me era venuta voglia, mentre gli spiegavo tutta quanta la faccenda, di averla incontrata veramente una donna di quel genere, una persona tutt’altro che semplice, di quelle che anche se sono con te, pare che siano da tutt’altra parte, e ti affascinano continuamente con il loro modo di sottolineare dei particolari che tu normalmente non avresti neanche notato. Mi aveva parlato a lungo della sua famiglia, senza farmi mai capire troppo, con quel modo di spiegare le cose che sembra faccia i salti da un argomento all’altro, in modo sconclusionato, salvo lasciarti accorgere a un certo punto, che tutto quello che ti è stato detto è perfettamente collegato, e resta solo a te il compito di ricomporre i pezzi per comprenderne di più.  
            Il guardiamarina era rimasto colpito da quei miei racconti, si era lasciato prendere da quella storia, ed aveva anche evitato di fare delle domande fuori luogo. Così io avevo continuato, giusto per dirgli che in quei pochi giorni che avevo trascorso insieme a lei, con quella bionda intendo, avevo come dimenticato tutto il resto, annullata tutta la mia vita, e come per una sorta di magia particolare lei mi aveva annebbiato la mente con la sua personalità e con quei suoi modi insoliti. Era come se dentro quella donna fossero presenti diversi esseri, e che lei a volte si limitasse a interpretarne i pensieri, le volontà, forse i desideri, giocando tutto sul filo dell’intuito e delle sensazioni. Poco prima di perderci, cosa che ancora oggi non so perché sia avvenuta e né come, disse soltanto: “Ci rivedremo, non so quando, fra qualche tempo; e anche se saremo lontani sentiremo ugualmente di esserci accanto, proprio come adesso…”.   


            Bruno Magnolfi

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