Non
lo so, diceva spesso il siciliano, ci devo pensare. Poi si metteva lì e tutto
quello che gli era stato chiesto cercava sempre di farlo. Era piccolo di
statura, ma soprattutto era magro, talmente secco che alla sua cintura dei
pantaloni doveva sempre fare qualche buco nuovo perché quelli del fabbricante
non erano mai sufficienti. L’altro, il suo collega, era invece più grosso e più
alto, tanto che quando si trovava insieme col siciliano sembrava quasi un
gigante, anche se alla fine la sua statura era appena superiore al normale.
Lavoravano
insieme, montavano gli impianti elettrici per una piccola impresa edile, ma
soprattutto erano amici, in genere parlavano poco con tutti, ma tra loro si
trovavano quasi sempre d’accordo, soprattutto quando c’era da discutere
qualcosa col loro geometra, un ragazzone giovane dai modi impacciati; era in
quei momenti soprattutto che si sentivano forti, pronti a difendere il proprio
operato e il loro lavoro.
Il collega del
siciliano quel giorno però aveva detto senza mezze parole che non era contento
di salire fino lassù per quell’allacciamento di cavi su quel cestello
meccanico, gli faceva paura l’altezza, secondo lui si poteva cercare una
soluzione diversa. Nessuno tra gli operai del cantiere si era intromesso in
quelle scelte, ognuno badava alle sue cose e a conservare la paga. Il geometra
era parso nervoso, non voleva spendere soldi per un ponteggio, aveva deciso che
si poteva fare così ed era convinto che in qualche maniera avrebbero fatto come
lui aveva detto. Poi il siciliano, dopo averci a lungo pensato mentre
continuava a fare il proprio lavoro, quasi senza preoccuparsi di niente e
nessuno, aveva detto a voce bassa che andava bene, sarebbe salito lui a
sistemare quei cavi.
Fu fatto
arrivare il cestello, si mise la persona più pratica a terra per manovrarlo, e
al momento di salire all’interno il collega del siciliano disse che sarebbe
salito anche lui, a dare una mano. Si trattava di estendere al massimo il
braccio meccanico, con tutta la calma e la prudenza possibili naturalmente, e
tramite operazioni speciali riuscire a raggiungere quel punto difficile, vicino
all’alta tensione, dove allacciare quei cavi. Tutto il cantiere si era fermato,
gli operai si erano scelti un punto favorevole di osservazione, nessuno parlava
tanto pareva rischioso quello che stava accadendo. Le cose andavano avanti per
un tempo maggiore di quello che era stato previsto, il cestello oscillava nel
sole, proprio accanto a quei cavi neri dell’alta tensione, tutto si svolgeva in
un modo che metteva paura.
Infine il
siciliano fece un semplice gesto: tutto era a posto, il braccio meccanico venne
recuperato e i due elettricisti tornarono con i piedi per terra. Il geometra
andò subito da loro per congratularsi, ma cercando di fare lo spiritoso disse
in modo sgarbato che non ci sarebbe stato bisogno di fare tanto i difficili per
un lavoretto da niente. Il siciliano lo guardò solo per un attimo in mezzo agli
altri operai, gli andò appena più vicino come per dire qualcosa, e con un modo
che può solo avere un padre che cerca di dare una lezione a suo figlio,
nonostante la sua statura inferiore, gli assestò uno schiaffo formidabile sopra
la faccia. Gli operai applaudirono, il suo collega lo abbracciò mostrando che
lo avrebbe sempre difeso se ce ne fosse stato bisogno, e spontaneamente tutti
smisero di lavorare per andarsene in un bar poco lontano a bere alla salute di
tutti i cantieri, congratulandosi con lui e facendo mettere in conto quella
bevuta al loro geometra.
Bruno
Magnolfi
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