“Non fa
niente…”, aveva detto qualcuno dentro al negozio. La signora Lucia aveva finto
di rimettere a posto sugli scaffali quella fila di camicette che sbadatamente
aveva fatto cadere sul pavimento, ma la vergogna che aveva provato di fronte al
negoziante e agli altri clienti era tale che ormai non riusciva a far niente se
non peggiorare le cose. Così aveva preso uno dei capi, probabilmente della
misura sbagliata, pagandolo in fretta alla cassa e prodigando molti sorrisi
impacciati, poi finalmente era uscita da lì, come improvvisamente liberata da
una sala delle torture.
Le
capitava sempre più spesso di compiere gesti non razionali, di inciampare sui
gradini di casa per esempio, come se in tutti quegli anni non avesse ancora
memorizzato dove fossero. Ne aveva anche parlato al suo medico, ma lui aveva
minimizzato, era normale avere dei periodi così, per suo parere. Ma la signora
Lucia si sentiva sempre più preoccupata, e più si impegnava a cercar di tenere
sotto controllo le sue sbadataggini, più pareva che quelle, quasi a dispetto,
le capitassero.
Anche
se i suoi figli erano già grandi e avevano una vita per conto proprio, lei,
vivendo da sola dopo la morte per incidente di suo marito, non si sentiva
un’anziana, anzi, certe volte le pareva di vivere una nuova giovinezza, tanto
le prendeva la voglia di uscire, di fare delle cose, di incontrare persone.
Così, per cercare di vedere più chiaro in quel fastidio che provava ogni
giorno, si era fatta fare tutta una serie di analisi approfondite presso una
clinica privata, senza passare da altre mani, solo lei e quel professore tanto
gentile, che le aveva detto di tornare quel pomeriggio per i suoi risultati.
Lei
era andata per tempo, e con una vaga apprensione, ma convinta di stare in buona
salute, aveva atteso il suo turno in una saletta con le luci soffuse. La
ragazza sorridente le aveva detto che sarebbero stati sufficienti dieci minuti,
e la signora Lucia aveva guardato il suo orologio, già proiettandosi in
qualcosa che poteva fare quando fosse uscita da lì, con la cartella dei suoi
risultati.
“Si
sieda, la prego…” aveva detto il professore gestendo la sua professionalità al
meglio. “Non ci sono buone notizie…”, aveva aggiunto. “Lei ha un tumore, un
tumore al cervello, e purtroppo di un tipo per il quale non è proprio pensabile
intervenire. Si può curare, però, tenere sotto controllo, cercare di ritardarne
la crescita quanto più è possibile, affrontare con coraggio, da donna forte
quale lei è, un futuro fatto di altre analisi, di indagini ulteriori e
continue, di medicina preventiva ad ogni livello, e lasciare che il suo corpo
reagisca alle medicine”.
La
signora Lucia era uscita frastornata, come se quello che le era appena stato
detto fosse riferito ad un’altra persona, e lei, sdoppiandosi, potesse ancora
sostenere quello che le aveva detto il suo medico: “capita a tutti di avere dei
periodi così…”. Però era tornata a casa senza riuscire a distogliere neanche un
attimo i pensieri da quelle parole del professore, che sempre di più le
parevano una sentenza finale, e quella batosta adesso sembrava fatta apposta
per stritolare il periodo della sua vita in cui si sentiva più libera, più
saggia, più convinta di sé, adesso che le giornate erano sgombre da tante cose
di cui aveva dovuto occuparsi in passato.
Poi
si sedette, prese lentamente un libro di cui aveva iniziato la lettura qualche
giorno più addietro, disposta ad immergersi in un’altra realtà, e le parve, sin
dalle prime parole che le capitarono sotto agli occhi, meraviglioso, scritto in
maniera davvero encomiabile. Ecco, pensò, così voglio essere, adesso che sono
cosciente, che tocco con mano quello che presto mi capiterà: innamorata della
mia vita, di ciò da cui sono circondata, curiosa degli altri, di chi riesce ad
avere una sensibilità così alta. Non voglio rinchiudermi nella mia malattia,
nel mio farmi pena da sola; ho bisogno di essere aperta, ascoltare ciò che
dicono tutti, interpretare ogni realtà, perché è solo così che sarò
continuamente certa di vivere, di interpretare il tempo che mi è stato
concesso. Solo così sarò sicura di essere, qualsiasi cosa accadrà.
Bruno
Magnolfi
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