Generalmente
indossava la camicia bianca col bottone del collo slacciato, con sopra una
delle sue cravatte sottili, leggermente allentata, dalle sfumature scure, un
po’ demodé. Prima di uscire si radeva con calma davanti allo specchio del
bagno, concentrato su un’operazione da svolgere con la massima cura, fin nei
dettagli, poi indossava uno dei tanti vestiti di cui era pieno il suo armadio.
Usciva da casa tra le dieci e le undici, passava all’edicola dei giornali,
salutava con un sorriso tutti coloro che lo conoscevano, poi passeggiava sul
largo marciapiede del viale alberato, fermandosi a leggere per pochi minuti su
qualche panchina. La prima sigaretta del giorno la fumava esattamente in quel
momento, sotto al fresco degli alberi, aspirandone poche boccate.
I suoi capelli erano corti, ben
pettinati con la riga a sinistra ed un ciuffetto sopra la fronte, la sua faccia
era affilata, la carnagione del viso quasi scura, le piccole grinze
d’espressione lasciavano immaginare una persona gioviale, simpatica, quasi
leggera. Arrivava al caffè quando erano circa le dodici, dava sempre
l’impressione di essere uscito da poco dall’ufficio o da una riunione
importante, e di permettersi un aperitivo di fretta in quel locale dove
conosceva quasi tutti. Scambiava qualche parola scherzosa, si faceva preparare
un cocktail leggero, si sedeva ad un tavolino da solo, giusto per rileggere
qualche titolo del suo giornale, e commentarlo qualche volta a voce alta, con
gli altri presenti.
Normalmente quando usciva da lì
andava direttamente in un ristorante che rimaneva vicino casa sua, e senza
fretta si faceva servire un solo piatto, un primo o un secondo. Poi rientrava,
giusto per farsi un caffè in solitudine nel suo appartamento, mentre si metteva
tranquillo su una poltrona dopo aver tolto cravatta e camicia ed avere
indossato un abbigliamento più comodo. Il resto della giornata seguiva più o
meno lo stesso percorso, e la sua solitudine risultava comunque sempre piena di
socialità. Difficile si lasciasse andare a qualcosa di diverso, si comportava
così ormai da qualche anno, da quando era morto suo padre, e lui aveva lasciato
il lavoro, ereditando alcuni appartamenti affittati che gli permettevano di
vivere senza far niente di produttivo.
A volte si era posto il
problema di come utilizzare tutto quel tempo libero, ma alla fine le cose più
consone alla sua personalità erano quelle, aggiungendo qualche tiro al biliardo
in tarda serata, o l’andare alle corse dei cavalli al pomeriggio della
domenica. Non amava trattenersi a lungo in un posto o con qualche persona,
stava bene solo spostandosi per raggiungere un locale o facendo un semplice
gesto di saluto verso uno dei tanti conoscenti, il resto era qualcosa che
restava al di fuori di sé, come se lui fosse pienamente cosciente di non
riuscire veramente a far parte del mondo, ma soltanto di una piccola parte,
quella scelta una volta per tutte, chiamandola vita, ma solo per una
astrazione.
Bruno
Magnolfi
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