giovedì 24 giugno 2010

Il coraggio per ricominciare.

            

            Il signor Bernardini quella sera, nella fase del giorno in cui normalmente si preparava per andarsene a letto, e nonostante la sua età avanzata, si era messo un abito appropriato ed era uscito di casa, per la prima volta a quell’ora da un numero di anni così grande da non averne memoria. Sua moglie era morta da dodici giorni, e lui in quel breve tempo aveva come perduto l’equilibrio delle sue attività. Una scomparsa improvvisa lascia sempre esterrefatto chi rimane, specialmente se è anziano, ma nel suo caso era come venuto a mancare il punto di riferimento di ogni suo comportamento. La solitudine che il signor Bernardini aveva iniziato a provare girando da solo nel suo grande appartamento, era quasi indescrivibile, come se niente dei mobili, delle stanze, di tutti gli oggetti che aveva intorno, gli appartenesse davvero, e quasi che tutto avesse perduto importanza fino al punto da spingerlo a porsi domande su qualsiasi scontata certezza.
Non riusciva più a capire che cosa desiderasse davvero, il signor Bernardini, ma oltretutto anche i compiti a cui aveva sempre accudito pareva d’improvviso che in lui avessero perso importanza, come se la struttura stessa della giornata, anche gli orari e i comportamenti ordinari, si fossero svincolati dalle loro funzioni. Il suo medico gli aveva prescritto delle lievi cure adeguate a casi del genere, viste le sue condizioni di grande prostrazione, ma lui non le aveva seguite, deciso come si sentiva a scoprire delle realtà rimaste sopite dentro di lui per tantissimi anni. Nei primi giorni amici e parenti si erano dati il turno a telefonargli e a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, anche soltanto per riempire quelle giornate da pensionato qual’era, ma lui aveva con naturalezza rassicurato tutti quanti, tagliando alla svelta ogni argomento.     
La fase maggiormente complessa della giornata si era subito dimostrata proprio quella, la sera, quando anche i pensieri divenivano precari, senza un vero significato, e il suo desiderio più forte si mostrava qualcosa verso cui indirizzarsi, un interesse a cui dedicarsi per sopperire a tutte quelle mancanze. Così era uscito, pur vecchio com’era, e aveva fatto una passeggiata senza un itinerario preciso, muovendosi a caso e pensando soltanto a camminare. Quel moto era salutare, lasciava spendere le energie e rilassare la mente, e i pensieri, grazie a quei passi cadenzati, parevano svagarsi fluttuando sugli argomenti più vari.
Cercava di capire, il signor Bernardini, quali fossero adesso i suoi nuovi interessi, quale volontà nascondesse quel suo atteggiamento, anche se si sentiva confuso, a volte quasi smarrito. Rifletteva che non avrebbe potuto rinchiudersi in casa ad aspettare di morire d’inedia, era quello il punto essenziale che lo scuoteva. Voleva ancora vivere, questo era il principale sentimento, ma tutto intorno pareva non dargli seguito. Girava, camminava, scrutava nel buio, cercava di trovare la soluzione a quei suoi pensieri con la paura di trovare qualcuno che gli dicesse di tornarsene a casa.
Poi il suo sguardo era andato a incuriosirsi dell’insegna luminosa di un locale notturno lungo la strada, un posto dove si suonava musica jazz, e così si era avvicinato a quel grande ingresso per ascoltare. Era rimasto lì qualche minuto, rapito da quegli echi che arrivavano fin sulla strada, senza accorgersi che una ragazza gli si era accostata: “E’ la musica più trascinante che si possa ascoltare…”, gli aveva detto lei sottovoce.
Il signor Bernardini si era girato per osservare e forse per rispondere qualcosa alla donna, ma dentro a quegli occhi belli e sorridenti aveva visto in un lampo tutto quello che pareva inesorabilmente perduto nella sua vita: lo sguardo della ragazza era sorridente, piacevole, come mai ne aveva visto di simile, e prodigava coraggio, voglia di vivere, curiosità verso il mondo; così anche lui le sorrise, restando in silenzio, come se la differenza d’età non contasse un bel niente, compiacendosi di quelle parole. Continuò ancora per un attimo ad osservare quell’espressione, come per farne una scorta, poi, salutando quella ragazza con un inchino spiritoso e gentile, si avviò allegramente verso casa, convinto di avere compreso qualcosa di più su se stesso, e di sentire la forza e la determinazione per affrontare ancora la vita.


Bruno Magnolfi   

Nessun commento:

Posta un commento