Sono
annoiata, aveva detto lei senza alzare gli occhi dal libro. Lui si era voltato
solo un attimo verso la poltrona sulla quale lei stava mezza sdraiata, poi era
tornato ad osservare la strada di fronte, lungo il fiume della città. Non c’era
molto movimento quel pomeriggio, probabilmente la gente sonnecchiava dentro
alle case, proprio come facevano loro. Poi si era spostato per andare a cercare
qualcosa dentro a un cassetto dello scrittoio, infine si era seduto.
Forse
se andassimo a fare una passeggiata mi passerebbe anche questo leggero mal di
testa che mi tortura, aveva proseguito lei come parlando al suo libro. La luce,
da dietro le tende della vetrata di quel salone, pareva come allargarsi là
dentro, diffondendosi da tutte le parti come una materia trasparente e mielosa.
Lui aveva preso una penna ed un foglio, e aveva scritto qualcosa, forse un
appunto per il suo lavoro. Quando si era alzato dal tavolo era andato verso una
delle due librerie da parete, e aveva cercato qualcosa tra gli scaffali chiusi
dietro alle alte vetrine.
Le
giornate trascorse così mi sembrano infinite e prive di senso, aveva continuato
lei dando voce a quei suoi pensieri. Poi si era riscossa, aveva appoggiato il
suo libro su un tavolino da fumo, e si era sollevata lentamente, resistendo
agli scatti nervosi con cui aveva voglia di muoversi. Si era avvicinata ai
vetri, aveva girato una maniglia e socchiusa l’anta di un finestrone, come per
assaporare il rumore che proveniva da fuori e far entrare il profumo del fiume.
Dei
ragazzi correvano ridendo lungo il marciapiede di fronte; il fiume, di là dalla
spalletta, pareva il solito nastro grigiastro che andava a infilarsi sotto ai
tre ponti in successione che si vedevano da quella prospettiva. Il resto era
immobile, senza speranza. Lei si volse, nell’esatto momento in cui da dentro
quel libro che lui aveva aperto restando in piedi accanto alla libreria,
scivolava a terra un fiore secco, forse una rosellina rimasta schiacciata tra
le pagine di quel volume per chissà quanti anni. Si avvicinò incuriosita mentre
lui si chinava a raccogliere quell’insolito e delicato oggetto; poi, fermandosi
appena ad un passo, cercò di scrutare l’espressione che pareva disegnarsi sul
viso di lui, nell’osservare quel fiore.
Una
pausa di silenzio allargò i loro pensieri, nessuno aveva voglia di dire
qualcosa. Infine un leggero colpo di vento spalancò l’anta del finestrone
rimasta fino ad allora socchiusa, la tenda si mosse lentamente nell’aria, come
se una mano invisibile ne avesse scorso i contorni, lei osservò quelle onde
sinuose che si propagavano dentro al salone, poi pensò che qualcosa era entrato
là dentro, o forse era uscito, chissà.
Bruno
Magnolfi
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