Che cosa
è accaduto, mi era stato chiesto nel sogno dal mio amico mentre camminavamo
senza neppure sapere verso quale direzione. Non lo so, avevo risposto io, mi
rendo conto solo ora che non siamo soltanto invecchiati dall’ultima volta che
siamo stati da queste parti, anche se era naturale accadesse; e non ci siamo
solo persi di vista, e già questa è una cosa che forse non avremo dovuto
permettere; ma il dato più rilevante è che siamo peggiorati, tutto anzi è
peggiorato, sia noi stessi che l’ambiente in cui ci troviamo. La sensazione più
forte difatti era che fosse andata perduta quella curiosità che avevamo sempre
avuto, ma non soltanto per colpa nostra, anzi: intorno a noi era come se adesso
tutto apparisse più sciapo, scontato, quasi privo di qualsiasi interesse.
Il mio amico
continuava a camminare perplesso: forse con un minimo impegno riusciamo ancora
a ridere e a divertirci, chiese, quasi fosse una sua segreta speranza. Io
annuii, per niente convinto, immaginando anzi che anche lui avesse la mia
stessa impressione. Il sogno continuava a snodarsi attraverso itinerari di
strade cittadine che avrebbero dovuto essere consueti ma che non avevamo mai
visto, fino a raggiungere una piccola abitazione, dove entravamo girando la
chiave dentro alla porta. Lui mi spiegava che quella era la sua nuova casa, ma
io mi resi conto che era del tutto simile a quella dove abitava tanti anni fa,
prima che se ne andasse.
Ci sedemmo a
cavallo del tempo, ci accendemmo le sigarette confidandoci però di aver smesso
ambedue di fumare, poi si parlò con nostalgia di quelli che erano stati i
nostri tempi migliori. Prima di conoscere quale sapore avesse mai avuto,
abbiamo dovuto digerire la vita, disse lui, soltanto per scoprire che in fondo
non ci piaceva per niente, e forse quando dovevamo decidere abbiamo perso
tutt’e due troppo tempo dietro a cose meno importanti, ininfluenti, che adesso
non ricordiamo neanche più.
Non lo so,
dissi io, a me pare che in certe occasioni tutto ritorni di nuovo, come se
anche quello che abbiamo apparentemente perduto qualche volta ci sia di
utilità, abbia un senso, ci spinga a credere che il nostro passato non sia solo
memoria. Mi voltai per raggiungere quella finestra da cui avevo osservato la strada
tante volte, tanti anni prima, ma quando tornai a guardare il mio amico mi
accorsi che lui non c’era più, aveva fatto altre scelte, le nostre strade si
erano definitivamente allontanate. Pensai a lui, nell’ultimo scorcio di sogno,
e immaginai che tutto quanto non sarebbe potuto essere in altra maniera: così
erano state le cose, così dovevamo accettarle.
Bruno Magnolfi
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