domenica 6 giugno 2010

Vuoto di vento.

            

            All’improvviso, dopo una giornata afosa, inutile, priva di elementi di un qualche interesse, dalla mia finestra spalancata è sopraggiunta la sera, sotto forma di una brezza fresca, una folata leggera di aria nuova che in un attimo ha ridato vita alle cose. Mi sono girato ad osservare quell’entità impalpabile, a guardare quelle piccole foglie degli alberi che si muovevano svogliate in quell’aria, e sono rimasto rapito, immobile, imbambolato, ma giusto il tempo per convincermi che da quella finestra stava entrando soltanto tutto ciò di cui avevo bisogno.
Poi mi sono alzato dalla sedia, mi sono affacciato alla finestra ed ho guardato il cielo, lontano, là in fondo dove una schiuma di nuvole bianche pareva cercare di disegnare qualcosa, di dar forma ad oggetti impossibili. Apparentemente tutto è legato a minuscole cose, casuali variazioni di tempo e di temperatura, ho pensato: ma non è così, non è come noi vorremmo che fosse; e solo comprendere quei movimenti appena percettibili ci rende chiaro il quadro d’insieme, che è statico, e incredibilmente non cambia, resta inamovibile e fermo, nonostante tutto il nostro immaginarsi sensibili, e non fa alcuna differenza il fatto che resti vigile in noi la incommensurabile capacità di vedere qualcosa anche là dove ristagna soltanto il vuoto e il silenzio. 


Bruno Magnolfi

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