Lei aveva
mosso lentamente la sua mano lasciandola scivolare fuori dal bracciolo della
sua poltrona, quasi a simulare un piccolo svenimento della volontà, una via di
mezzo tra la rilassatezza e il disagio. Lui aveva captato quell’insignificante
movimento pur senza volgere lo sguardo dal panorama di fronte, immaginando con
facilità lo stato d’animo da cui era pervasa ed il significato che poteva
assumere quell’ostinato restarsene in silenzio. La terrazza era fresca in
quella tarda serata d’agosto, dopo uno dei tanti pomeriggi torridi, e le fioche
luci attorno alle poltrone di vimini lasciavano provare il senso di una
lentissima navigazione nel cielo notturno, impreziosita da miriadi di stelle.
Lui accese
una delle sue sigarette, aggiunse un cubetto di ghiaccio dentro al bicchiere,
poi si alzò dal suo posto, solo per andarsi ad appoggiare con gli avambracci
alla ringhiera di ferro battuto. La collina di fronte, con il suo profilo scuro
appena visibile, sembrava voler contenere lo sciame liquido dato dalle luci
della città poco lontana, e l’assenza quasi totale dei rumori del traffico, che
fin lì non riuscivano ad arrivare, pareva una sorta di sospensione del tempo.
Si volse verso di lei, con calma,
senza un motivo, e sorrise, evitando di guardarla, ma tenendo gli occhi sopra
al bicchiere che ancora teneva nella sua mano. Si sarebbe atteso una domanda,
una parola che gli desse la possibilità di spiegare il motivo per cui stava
ridendo, ma lei restò immobile, senza dire niente, nella medesima posizione.
“Finisco la mia sigaretta e poi rientro”, disse allora lui appoggiando il
bicchiere ormai vuoto sul basso tavolo che aveva di fronte. “Ho voglia di fare
una doccia e andarmene a letto a leggere un libro”.
Le sue parole gli parvero quasi una
battuta di un vecchio film che aveva visto da poco, e la sua voce si spense
rapidamente contro la notte che adesso aveva preso quasi ad opprimere con la
sua oscurità. Spense la sua sigaretta schiacciandola nel grosso posacenere in
vetro, dette un’occhiata sfuggente verso di lei che continuava a restare
immobile e ad osservare nel vuoto, poi disse: “Vado”, e rientrò.
Fu solo quando si era già preparato
l’accappatoio e stava per entrare sotto alla doccia che un dubbio lo prese:
così tornò indietro, con la camicia ormai sbottonata, l’abbronzatura del torace
evidente, il fare di chi si è appena goduto una bella giornata. Si affacciò
alla porta della terrazza, vide che lei era ancora nella medesima posizione, e
così disse: “Stai bene, vero?”, ma non ricevette alcuna risposta.
Bruno Magnolfi
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