Chiara e Donato abitano un
appartamento dirimpetto a quello del signor Lenzi, al terzo piano di un’anonima
palazzina. Loro sono sposati da poco più di due anni, e conducono una vita
ordinaria, lavoro, casa, qualche amicizia sporadica nelle serate del fine
settimana. Donato saluta sempre con deferenza il signor Lenzi ogni volta che lo
incontra sul pianerottolo o lungo le scale, e a sua moglie a volte le chiede di
che cosa mai si occuperà quel signore distinto, taciturno, che non si sente mai
e si vede solo una volta ogni tanto. Chiara ridendo sostiene che sia un agente
dei servizi segreti, uno che ha diverse case sparse chissà dove, Donato invece
sostiene che è una persona che si occupa di arte, sempre in giro per il mondo a
presenziare inaugurazioni di mostre e presentazioni di opere di grande
importanza. Spesso lo vedono arrivare o partire in taxi, con un’eterna
valigetta incollata alla mano, mai una busta per la spesa, mai un orario
vagamente regolare.
Un giorno il
signor Lenzi trova Donato davanti al portone di casa, lo ferma, gli dice che
dovrà assentarsi per un lungo periodo, gli chiede se può tenergli la chiave del
suo appartamento, nel caso ci fosse bisogno di dare un’occhiata alle sue stanze
o per un’urgenza. Donato non vede problemi, così l’altro tira fuori una copia
della sua chiave e lo ringrazia. Trascorrono solo tre o quattro giorni e Donato
una sera apre la porta dell’appartamento del signor Lenzi ed entra, richiudendo
immediatamente senza far rumore alle sue spalle. Guarda in giro, apre qualche
cassetto, non c’è niente di anomalo: un armadio con i vestiti, il letto
rifatto, il frigorifero vuoto. Esce, richiude, ne parla con Chiara. La sera
successiva loro due entrano assieme, frugano dappertutto: sotto al letto,
dietro a ogni quadro, negli angoli più remoti di ogni stanza, fino a che
sentono dei rumori all’ingresso. E’ il signor Lenzi che è tornato in anticipo
ed adesso li guarda, perplesso, e dice soltanto: “Cercavate qualcosa?”.
Bruno
Magnolfi
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