domenica 22 agosto 2010

Siete tutti dei poveri illusi.

           

            I passi misurano la distanza dei pensieri tra loro, e la mente elabora figure geometriche impossibili. La città ruota attorcigliando se stessa attorno a dei punti invisibili, come in un obiettivo dalla messa a fuoco indefinita, e le prospettive delle strade appaiono negate, senza trovare uno sbocco. Le autoambulanze lasciano echeggiare le loro sirene attorno al luogo dell’incidente, i curiosi affollano tutta la via, ai margini si fanno i primi commenti. Qualcosa è accaduto, è l’obolo da pagare al movimento affannoso della folla, la gente nevrotica alla ricerca spasmodica di qualcosa. Si procede, si passa più avanti, non c’è assolutamente bisogno di soffermarsi oltre lo stretto necessario.
            L’uomo è da solo nel suo passeggiare senza meta, le persone lo sfiorano, nessuno lo nota, è una figura inesistente nel suo essere fuori da ogni riconoscibile logica. Eppure è un individuo comune: pensa, cammina, si comporta come qualsiasi altro, soltanto ha qualcosa sotto al cappotto che ne fa una persona speciale. Nessun’arma ordinaria, niente che sembri un oggetto offensivo, soltanto un coltellino minuscolo che impugna dentro a una mano, sprofondata nella sua tasca.
            Poi si ferma, si avvicina a un portone socchiuso, entra in un andito buio, sale due rampe di scale fino ad arrivare davanti a una porta qualsiasi. Incide velocemente e in silenzio nel legno di un’anta una scritta con quel suo temperino affilato, poi scende rapidamente, ritornando sul marciapiede e riprendendo il medesimo passo di prima. In quel giorno ha inciso decine di volte la medesima cosa, quelle stesse parole:

POVERI ILLUSI

            E’ così che il suo astio nei confronti del mondo trova la sua completezza, e nel suo vagare non può fare a meno di comportarsi così, non potrebbe immaginare una cosa diversa, perché lui sa di essere fuori da tutto, e nessuno riuscirà mai ad averlo.

            Bruno Magnolfi

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