Amedeo Giraldi è da solo nella
cucina del suo appartamento. Qualcuno, nei
confronti della sua persona, durante gli ultimi giorni appena trascorsi,
ha detto qualcosa di estremamente sgradevole, lo ha sbeffeggiato, senza mostrarsi
neppure apertamente, urlando solo qualcosa di quasi incomprensibile sotto alle
sue finestre, ed un ragazzo, forse, sul muro di fronte alla sua casa, con una
bomboletta di vernice spray, ha scritto: “Amedea”, con un preciso intento
canzonatorio. Lui, stravolto, ha subito preso qualche giorno di permesso
telefonando in ufficio e inventandosi impegni impellenti e inderogabili, poi si
è come barricato in casa sua, con le finestre chiuse, pronto a difendersi da
qualunque cosa, senza neppure capire bene la natura dell’attacco.
La sua vita
è sempre stata lineare, adesso pensa, corretta, in armonia con tutto e con
chiunque: non capisce chi possa aver messo in giro delle voci del genere nel
chiaro intento di denigrare la sua persona e metterlo in fortissima difficoltà.
In un primo momento aveva salito le sue scale di corsa, dopo aver visto quella
scritta ingiuriosa, poi, una volta in casa, gli era venuto da piangere, quasi
da disperarsi: il suo segreto, la sua difficoltà di sempre, l’inconfessata
verità, gettata così, in un attimo, sulla bocca di tutti, come se non fosse
costantemente stato attento ad ogni parola, ad ogni atteggiamento, a qualsiasi
sguardo o inflessione della voce, una cosa che non avrebbe mai immaginato.
Poi si era
calmato, ma la vergogna non gli permetteva ancora di affrontare nessuno. Vivere
da solo è un disastro, pensava adesso, ti lascia vulnerabile e non ti permette
di confidarti con nessuno, di parlare, di sfogarti, di cercare con le parole
una qualsiasi soluzione. Aveva cercato di telefonare ad un amico già diverse
volte, Amedeo Giraldi, ma pur avendo preso in mano l’apparecchio almeno in due
o tre casi, non era riuscito poi a comporre neppure il numero.
Continua a
girare dentro casa come un leone stretto nella gabbia, Amedeo Giraldi, e
adesso, improvvisamente, il suo orgoglio pare reclamare una sua parte: avrebbe
voglia di uscire sulla strada a testa alta, con la massima indifferenza verso
tutti e soprattutto verso quella scritta, e non gli importa niente se qualche
stupido sente la voglia di dire qualcosa della sua natura, lui si reputa
superiore a certe cretinate. Ma ancora non si sente pronto, e continua a
girarsene in cucina, ad osservare il tavolo, le piastrelle, le sue cose, senza
riuscire a prendere alcuna decisione.
Poi infine decide: apre la porta,
esce, scende le scale nel silenzio più assoluto, arriva fino all’andito del suo
palazzo, varca il portone ed esce in strada. Sorpresa: non c’è più la scritta
sopra al muro, qualcuno in quelle ore si è preso la briga di cancellare tutto
con una mano di vernice. Amedeo Giraldi tira un sospiro di sollievo: tutto
adesso pare rientrare nella norma, la vita può riprendere come sempre, le sue
giornate forse non sono compromesse, e lui inspira l’aria come se fosse
libertà. Poi riflette meglio, resta fermo, si guarda attorno, non si sente
bene: adesso, all’improvviso, prova un’inesplicabile delusione, un malessere
che non aveva mai provato, e quasi avrebbe voglia di cancellarlo quello strato
di vernice e ritrovare quel suo orgoglio, anche se poi, che importa, pensa,
tutto vada pure per suo conto.
Bruno
Magnolfi
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