lunedì 16 agosto 2010

Più per gli altri che per se stessa.

        

            Il nome della ragazza era Sofia e aveva iniziato a lavorare con un contratto a tempo indeterminato e periodo di prova di tre mesi, presso l’ufficio postale del suo paese. Dapprima la direttrice le aveva detto di smistare delle cose sul retro, ma dopo qualche giorno di adattamento l’aveva fatta sistemare ad uno degli sportelli aperti al pubblico, a servire i clienti del servizio postale. Il lavoro non era difficile, e in poco tempo era possibile capire tutti i rudimenti per non impappinarsi.
Sofia non era una grande bellezza, era una che generalmente non si notava, per questo il ruolo che le avevano assegnato a lei sembrava poco adatto, considerato che le persone quando le passavano davanti spesso neppure la salutavano. Perciò aveva deciso di fare subito qualcosa, iniziando a truccare gli occhi e le labbra più accuratamente, ad indossare vestiti un po’ scollati con tanto di orecchini e collane vistose, fino a forzarsi per essere più sciolta e più socievole. Anche la sua capigliatura aveva subito in quei pochi giorni un cambio drastico, e sistemata in quel modo notevolmente differente lei cercava adesso di guardare bene le persone, di sorridere a tutti, pur senza alcun sussiego, e lasciare ai più la possibilità di osservarla a loro volta e di trarne un’immagine di personalità, di simpatia e di efficienza, di una ragazza impostata e radicalmente diversa da quella che era stata fino a poco prima, insomma.
In pochi giorni aveva iniziato a sentirsi sempre meglio e più a suo agio, molti le allungavano discorsi sul tempo o su altre cose che spesso niente avevano a che vedere col mondo postale, e a lei iniziava a piacerle sempre di più quel suo lavoro, tanto da impegnarsi a fondo per svolgerlo bene e soprattutto in fretta. Un suo collega, quando la incrociava da sola lungo il corridoio, non evitava di fare apprezzamenti simpatici e quasi al limite del consentito, ma Sofia non ci badava, sentiva crescere la sua autostima e le cose le pareva scorressero bene così.
La direttrice poi la chiamò dentro al suo ufficio, le fece chiudere la porta, la osservò senza parlare, quindi, dopo quella pausa di silenzio, le disse senza mezze parole che in un posto pubblico non ci stava bene una persona come lei, troppo vistosa, e secondo il suo parere era il caso che per il fine settimana pensasse bene a queste cose e presentasse per il lunedì successivo una semplice lettera di dimissioni, prima di evitare spiacevoli richiami ufficiali.
La domenica di Sofia fu di estrema sofferenza, pensava continuamente a quelle parole e a tutto il resto, infine, il lunedì, si presentò come sempre all’ufficio postale. Naturalmente prese posto allo sportello come se niente fosse successo, andando avanti con il suo lavoro esattamente come i giorni precedenti, ma a metà della mattina, in un momento di calma, la direttrice la chiamò dentro al suo ufficio.
“Non ho niente da dirle”, spiegò Sofia prima che l’altra prendesse la parola. “A me piace questo lavoro, e non credo di far niente di male se cerco di sviluppare una mia immagine. Il problema in ogni caso non è mio, anzi, se devo dire quello che penso, io non vedo proprio alcun problema. Lascio a lei qualsiasi decisione, ma sappia fin d’ora che non starò qui a subire e basta”; e con queste parole uscì dall’ufficio per riprendere il suo posto allo sportello.


Bruno Magnolfi

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