Certe
volte penso che non interessi niente a nessuno. Una volta alla settimana vado
dalla mia psicanalista, le racconto tutto di me, lo faccio da un anno, lei mi
ascolta, annuisce, dice che la strada intrapresa è proprio quella giusta. Poi
esco, incontro la gente, vedo gli amici, anche quelli che mi conoscono da tanto
tempo, ma tutto mi appare lo stesso di sempre, senza neanche un barlume di
differenza. Anzi, passando il tempo, le cose mi appaiono peggiorate, anche se
magari rimangono solo le stesse. Guardo le persone negli occhi, mi sembrano
tutti diversi da me, però sembra che dicono sempre le solite cose, ridono,
quando è il momento di ridere, annuiscono quando qualcuno dice delle cose
terribilmente scontate, fingono, per evitare di dire di no. Io li guardo e mi
sento ad una latitudine diversa.
Poi
torno di nuovo dalla mia psicanalista e lei mi dice che va tutto bene, è così,
ti hanno accettata, puoi lasciar andare i tuoi freni, le tue inibizioni che non
ti hanno permesso fino ad oggi di essere vera, di pensarti uguale ai tuoi
amici, alle persone che frequenti da sempre, e che certe volte ti dicono:
guarda, stasera ce ne andiamo tutti insieme in quel bel ristorante; dobbiamo
essere felici, goderci anche questo momento. E invece tu senti solo tristezza,
ti pare che non sia proprio questo ciò che avevi da tanto tempo desiderato.
E
allora torni a chiederti cosa sia che davvero desideri. Non lo sai, non riesci
ancora a saperlo, vorresti piangere per questo, ma poi qualcuno dice che
l’egocentrismo spinto è ormai fuori moda, e allora ripieghi, quasi
vergognandoti, e cerchi di assoggettarti: andiamo pure in quel bel ristorante,
dici, sarà divertente, lo è per tutti gli altri, lo sarà sicuramente anche per
me.
La
mia psicanalista annuisce, dice va bene, forse tra un anno riuscirai a non
andarci in quel ristorante con i tuoi amici, e ugualmente a sentirti a tuo
agio, a posto, rilassata; forse più sola, dice, però più convinta della tua
solitudine.
Bruno
Magnolfi
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