Non lo
so, continuava a ripetersi mentalmente come cercando di darsi una convinzione
ulteriore circa la sua fisiologica incapacità di decidere, quel non riuscire
mai a sapere la soluzione migliore da prendere. A volte era patetico, se ne
rendeva perfettamente conto, restarsene lì davanti a una domanda qualsiasi
senza riuscire a dire se voleva una cosa oppure quell’altra, era un
atteggiamento di cui provava quasi vergogna, ma che proprio non sapeva come cambiare.
In passato aveva provato qualche volta a giustificarsi, ma generalmente era
sempre stato scambiato per un imbranato stellare il cui cervello si bloccava
alla minima difficoltà, senza riuscire ad andare più avanti.
A
lui invece le decisioni sembravano tutte importanti, e se cominciava a pensare
le cose, ecco che ogni piccolezza gli appariva difficile, come se da qualsiasi
stupidaggine potessero scaturire cose importanti che non era possibile non
considerare in anticipo. Il suo vero problema di fondo era che non riusciva a
fare niente con leggerezza, lasciarsi andare a ciò che veniva, e tutto questo
deprezzava la sua personalità di non poco agli occhi degli altri.
Aver
deciso che Luisa era una ragazza che le piaceva, e trovare la maniera per farsi
a sua volta apprezzare, erano stati dei passi notevolmente importanti, ma
adesso era conscio che sarebbe arrivata la parte peggiore e più impegnativa. Le
aveva offerto un gelato durante uno di quei pomeriggi ai tavolini all’aperto
del solito bar con tutti gli altri ragazzi, e lei aveva parlato di sé, di
quello che pensava e di ciò che maggiormente le piaceva. Lui l’aveva fatta
parlare limitandosi ad annuire e a sorriderle su quella panchina appartata
anche se a pochi metri da tutti quegli altri. Adesso però avrebbe dovuto
chiederle di uscire con lui, e questo era un po’ più difficile.
Lui
quel pomeriggio era arrivato per primo. Luisa, con una sua amica, era arrivata
per ultima, spandendo un saluto generico agli altri ragazzi, e conservando un
sorriso e un brevissimo sguardo d’intesa soltanto per lui. Le battute e i
discorsi di tutti erano andati avanti come sempre capitava, poi, casualmente,
la ragazza con cui Luisa era arrivata, dopo aver preso al bar una lattina da
bere, era andata a sedersi casualmente proprio nella sedia vicina alla
sua.
Non
c’era da farci alcun caso, probabilmente non c’era un disegno previsto, però
lui si sentiva sulle spine, aveva quasi iniziato a sudare, tanto sentiva
l’importanza di quella cosa. “Senti”, aveva detto la ragazza a voce bassissima.
“Mi ha detto Luisa di dirti che se ti va lei ti aspetta in fondo ai
giardinetti, perché ti vuole parlare”. Lui aveva sbattuto gli occhi parecchie
volte dietro ai suoi occhiali, si era voltato da tutte le parti senza riuscire
a capire da che parte fosse meglio guardare, infine, pur non avendo ancora
risposto, aveva scosso nervosamente la testa come in modo affermativo, e la
ragazza aveva subito detto qualcosa a voce alta ad un altro e si era alzata da
lì.
A
un certo punto Luisa aveva girellato da sola dietro a tutti i ragazzi, poi era
scomparsa senza farsene accorgere dietro ai primi cespugli, probabilmente
andandosene verso la zona che l’amica aveva indicato. Lui aveva atteso,
impossibile capire per quanto tempo vista l’agitazione di cui ormai era preda,
poi un amico gli aveva chiesto se conosceva una certa persona, e lui aveva
detto di si e la faccenda era andata un po’ per le lunghe. Poi aveva pensato di
aver capito una cosa diversa, o che forse non era il caso di mostrarsi con
Luisa così arrendevole, e quando ancora pensava alla cosa migliore da fare,
ecco che lei era tornata, aveva fatto un cenno all’amica e se n’erano andate,
senza neppure salutare.
Tutto
appariva perduto, i ragazzi continuavano a parlare come sempre, lui non
riusciva a capire più niente. Poi si era alzato, dapprima lentamente, ma subito
si era mosso con maggiore premura, e infine aveva corso, corso disperatamente
dietro a Luisa, come fosse quella la cosa più importante di tutti, quella per
cui si doveva calpestare ogni indugio, qualsiasi perplessità, ciascun dubbio,
anche se gli altri non avrebbero mai capito niente di quello che stava
accadendo.
Bruno
Magnolfi
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