Le nuvole
erano spuntate timidamente da dietro le colline, poi si erano come distese e
accorpate, e fattesi coraggio avevano iniziato ad avanzare come un fronte
unito. Il ragazzo si era sdraiato sull’erba di una piccola radura lontana dove
andava ogni volta che litigava con suo padre, ed era rimasto lì, a guardare il
cielo e l’arrivo di quelle nuvole scure e minacciose, senza tornare a casa
neppure per il pranzo. Inesorabilmente il sole era sparito velocemente dietro
quelle prime cortine spesse di vapore, e lui era rimasto disteso per lungo
tempo ad osservare quei cambiamenti meteorologici che avvenivano sopra la sua
testa, attratto da quelle masse che si muovevano e si attorcigliavano velocemente
in grandi batuffoli grigi dalle mille sfumature.
La giornata in poco tempo era apparsa
spiacevole e ventosa anche se interessante per via del temporale che si faceva
avanti, e la natura intorno era parsa richiudersi in se stessa nell’attesa del
peggio. Il ragazzo era andato sotto un albero, cercando protezione, si era
seduto tra le radici e aveva accostato la schiena al tronco, alla ricerca di
una posizione migliore da cui valutare il da farsi. Una pioggerella fina era
iniziata a cadere poco dopo, ma lui si era mosso soltanto quando quella si era
fatta un po’ più consistente, e allora, con una corsa disperata, aveva
raggiunto una tettoia per il fieno che conosceva, a qualche centinaio di metri
da dove si trovava.
Il temporale aveva subito iniziato a battere
forte sopra la lamiera malmessa, e il corollario di fulmini e tuoni era
sembrato riuscire a scuotere tutta la campagna, tanto da mettere paura. Non
aveva importanza, pensava il ragazzo, stringendo i denti: avrebbe smesso di
piovere, prima o poi; e lui sarebbe rimasto lì anche dopo, una volta passata la
burrasca. Non ci sarebbe tornato a casa, suo padre avrebbe dovuto andare a
cercarlo se voleva rivederlo, pensava.
Poi smise,
come tutti i temporali estivi, e le nuvole iniziarono a sfilarsi e a farsi più
chiare, fino a quando il pomeriggio parve rimettersi al bel tempo. Il ragazzo
restava immobile tra i brividi di freddo sotto alla tettoia, ma quando la sera
aveva iniziato ad allungare le ombre degli alberi sull’erba, pensò che non
avrebbe potuto passare lì la notte, così tornò sui suoi passi, di malavoglia.
Da lontano vide la casa della sua famiglia con il tetto più scuro per via della
pioggia, si avvicinò con curiosità ma gli parve che niente fosse diverso dal
solito, tanto da dargli fastidio, quasi si fosse atteso dei cambiamenti per via
della sua assenza che in realtà non erano avvenuti, come se le sue ragioni
avessero avuto poco peso, forse anche nessuno.
Così passò dal retro, si mise seduto
sopra un sasso umido giocando con qualche filo d’erba, e attese, quasi con
indolenza. Sua mamma, quando si affacciò, gli chiese soltanto: ma dove sei
stato?, intendendo durante il temporale; ma lui rispose svogliatamente, senza
alzare gli occhi da quei fili d’erba: qui, disse soltanto, dove volevi fossi
andato?
Bruno Magnolfi
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