giovedì 30 luglio 2009

Giorno di pesca.

            

            Non era ancora l’alba quando il pensionato era uscito da casa, ma si era alzato dal letto già da parecchio tempo, dilungandosi nel preparare le ultime cose che gli potevano servire, e cercando di riempire con qualcosa da fare quella fase della notte che sempre più negli ultimi tempi, gli era diventata odiosa e insonne. Fuori l’aria era quasi fredda nonostante fosse estate, e lui aveva preso la sua bicicletta agganciata in alto dal rimessaggio sul retro, l’aveva appoggiata con le ruote a terra sul piazzale davanti casa sua, poi si era incamminato senza fretta lungo la strada verso il fiume. Gli animali chioccolavano nell’avvicinarsi calmo del giorno, e qualche merlo già aveva preso a fischiare mentre cercava vermi e cibo da portare alla nidiata; la bicicletta del pensionato invece aveva un rumore ritmico ogni volta che si completava un giro di pedali, una specie di scricchiolio della catena, monotono e rassicurante, proprio come le gomme delle ruote quando scoppiettando muovevano leggermente la ghiaia di quel viottolo. Il fiume non era lontano, ma per arrivare al posto dove lui desiderava mettersi a pescare, c’era da proseguire per un bel pezzo lungo la riva sinistra. Non era la prima volta che andava fino là, gli piaceva al pensionato quella specie di piccola spianata verde d’alberi e cespugli, era un punto dove il fiume girava e la profondità dell’acqua, facendosi maggiore, calmava la corrente, lasciando che i pesci più grossi si aggirassero in quei pressi con  lentezza e con tranquillità maggiore. A lui piaceva pedalare con calma dentro a quel rimasuglio di nebbiolina notturna, procedendo, metro dopo metro, assieme a quei leggeri suoni della natura, come fosse lui stesso una parte dell’insieme, ed era forse l’ora del giorno che preferiva per fare delle cose, mettere mano a un progetto o ad un’idea, ascoltare l’alba che nasceva, tutto, fuor che starsene nel letto o in casa, avanti e indietro senza riuscire mai a combinare niente. La strada era lunga e dopo poco si sentì già stanco, così si soffermò un momento su un lato della strada mettendo un piede a terra, e interrompendo il ritmo monotono della catena. Forse non aveva neppure voglia di andarsene a pescare, alla fine gli bastava anche stare lì, sentire i merli dentro ai cespugli, respirare l’aria ferma, non aveva bisogno di nient’altro. Pensò in un attimo che tra qualche tempo forse sarebbe morto, l’età cominciava ad esserci tutta, e forse ancora prima di quel momento si sarebbe trovato nelle condizioni di non poter più andare con la bicicletta fino là, dove adesso gli piaceva ritrovarsi. Era una condizione a cui doveva pensare, piuttosto che far finta di essere eterno e che niente potesse mai interrompere quelle piccole cose che davano sapore alla sua vita. Annusò la campagna, gli alberi verdi, l’erba umida lungo le banchine, e il fiume lento che ruscellava ormai poco distante. Rimise i piedi sopra ai pedali allora, con un nuovo sorriso sopra al viso che gli veniva dal profondo, e senza più indugiare ancora, si affrettò a raggiungere la sua radura per la pesca.


            Bruno Magnolfi

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