Uscii di casa con la coscienza precisa di non essermi mai
mosso, e di essere rimasto lì, a discutere ancora con Manuela. Immaginavo senza
sforzo quello che ancora avrei potuto dirle, e con la stessa facilità tutto ciò
che probabilmente lei avrebbe risposto. “Sei assente con me, nella nostra
relazione. Ti sei abituato ad avermi attorno, come ci si abitua a fare ogni
giorno meccanicamente una stessa cosa, senza metterci più alcun impegno, senza
passione, senza amore, niente…”. Era lì il problema. Era vero quello che diceva
Manuela, ma per me l’amore era esattamente quello, difficile spiegarlo:
abituarsi talmente tanto l’uno all’altra da non dover più scegliere e soffrire,
ma far conto sempre su quella presenza, su quell’appoggio, quella stabilità di
cose. Manuela era capace di perdere la testa per un’idea, per una voglia
improvvisa, per una convinzione, le sfuggivano altre cose, ma era quasi
impossibile renderle presente quali fossero. Certe volte la convinzione che
qualcosa sia in un modo e non possa manifestarsi in nessun altra maniera è
talmente forte da levarci la vista. Per me era sempre stato diverso, ma spesso
il mio dividere le mie convinzioni in variate possibilità da prendere in
considerazione prima di decidere qualsiasi definitiva scelta era tale, da
portarmi ad apparire un ambiguo, poco deciso, privo di qualsiasi punto fermo.
Anche il mio uscire di casa, quel giorno, era solo una cosa tra tante. Non
avevo sbattuto la porta, non avevo tirato fuori una frase ad effetto prima di
andarmene; avevamo discusso, io avevo detto qualcosa, poi ero rimasto in
silenzio come attratto da qualcosa che andavo cercando, un tassello perduto nel
mosaico del nostro conoscerci a fondo, da così tanto tempo da essermi dimenticato
com’era stato all’inizio, quando lei diceva che era tutto diverso, e sentiva
arrivare da me un amore che adesso era andato. Come si fa, pensavo, a rimanere
sempre gli stessi? Indipendentemente dalla coerenza, la nostra natura ci fa
trasformare, trovare nuovi elementi sulla strada che continuiamo a percorrere,
non può essere diverso. Fumai una sigaretta passeggiando e continuando a
pensare, ma non riuscivo a trovare alcuna soluzione per tornare da Manuela e
dirle qualcosa che schiarisse i nostri rapporti, ci rendesse più comprensivi
l’uno dell’altra, ma ero convinto non ci fosse alcuna maniera per sciogliere il
nodo; così rientrai in casa, guardai Manuela seduta su una poltrona e dissi
soltanto: “lasciamoci”, e quella parola mai fino ad allora affrontata, sciolse
come d’incanto i nostri malesseri.
Bruno Magnolfi
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