domenica 26 luglio 2009

Una relazione difficile.


            Uscii di casa con la coscienza precisa di non essermi mai mosso, e di essere rimasto lì, a discutere ancora con Manuela. Immaginavo senza sforzo quello che ancora avrei potuto dirle, e con la stessa facilità tutto ciò che probabilmente lei avrebbe risposto. “Sei assente con me, nella nostra relazione. Ti sei abituato ad avermi attorno, come ci si abitua a fare ogni giorno meccanicamente una stessa cosa, senza metterci più alcun impegno, senza passione, senza amore, niente…”. Era lì il problema. Era vero quello che diceva Manuela, ma per me l’amore era esattamente quello, difficile spiegarlo: abituarsi talmente tanto l’uno all’altra da non dover più scegliere e soffrire, ma far conto sempre su quella presenza, su quell’appoggio, quella stabilità di cose. Manuela era capace di perdere la testa per un’idea, per una voglia improvvisa, per una convinzione, le sfuggivano altre cose, ma era quasi impossibile renderle presente quali fossero. Certe volte la convinzione che qualcosa sia in un modo e non possa manifestarsi in nessun altra maniera è talmente forte da levarci la vista. Per me era sempre stato diverso, ma spesso il mio dividere le mie convinzioni in variate possibilità da prendere in considerazione prima di decidere qualsiasi definitiva scelta era tale, da portarmi ad apparire un ambiguo, poco deciso, privo di qualsiasi punto fermo. Anche il mio uscire di casa, quel giorno, era solo una cosa tra tante. Non avevo sbattuto la porta, non avevo tirato fuori una frase ad effetto prima di andarmene; avevamo discusso, io avevo detto qualcosa, poi ero rimasto in silenzio come attratto da qualcosa che andavo cercando, un tassello perduto nel mosaico del nostro conoscerci a fondo, da così tanto tempo da essermi dimenticato com’era stato all’inizio, quando lei diceva che era tutto diverso, e sentiva arrivare da me un amore che adesso era andato. Come si fa, pensavo, a rimanere sempre gli stessi? Indipendentemente dalla coerenza, la nostra natura ci fa trasformare, trovare nuovi elementi sulla strada che continuiamo a percorrere, non può essere diverso. Fumai una sigaretta passeggiando e continuando a pensare, ma non riuscivo a trovare alcuna soluzione per tornare da Manuela e dirle qualcosa che schiarisse i nostri rapporti, ci rendesse più comprensivi l’uno dell’altra, ma ero convinto non ci fosse alcuna maniera per sciogliere il nodo; così rientrai in casa, guardai Manuela seduta su una poltrona e dissi soltanto: “lasciamoci”, e quella parola mai fino ad allora affrontata, sciolse come d’incanto i nostri malesseri.

            Bruno Magnolfi


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