L’uomo con un nome
qualsiasi aveva già completato due volte il giro delle bancarelle presenti alla
sagra. Aveva veduto qualcuno che conosceva di vista, seduto alle tavolate sul
prato, dietro ad un bicchiere di vino o ad un boccale di birra, ma aveva fatto in
maniera che nessuno lo salutasse o lo fermasse per dirgli qualcosa. “Sono tutti
venuti in compagnia”, pensò, e questa riflessione lo fece star meglio, come se
gli desse sollievo il fatto che in giro non ci fosse nessuno da solo, oltre
lui. Ogni anno in paese quella festa era attesa da tutti, e tutti si
asserbavano, per quelle poche serate, un senso di gioia e di sfrenatezza che
durante il resto dell’anno non era comune. Si era fatto servire un panino da
una ragazza dietro a un bancone di legno, e si era seduto ad un angolo
mangiando con calma. In fondo non aveva da andare in nessun posto preciso, né
tornare a casa, né altro, così poteva rimanersene seduto dov’era, ad osservare
la luce di quel bel tramonto rosato che lentamente andava scemando. All’uomo con
un nome qualsiasi gli piaceva quel senso di festa in quell’ora stupenda tra il
giorno e la notte, la musica sparata dagli altoparlanti legati ai tronchi degli
alberi, i ragazzi che urlavano e si correvano dietro, disseminando quell’aria
profumata di cibi sfrigolanti sopra le griglie, di risate sguaiate e di
richiami festosi. Aveva sempre fatto così, anche durante gli anni passati,
restando da una parte a guardare i suoi compaesani che si ritrovavano,
scambiandosi con gran facilità tutto quello che nei giorni normali era forse
difficile per loro da mettere in mezzo. Non si sentiva uno di loro, non si era
mai sentito parte della gente che abitava il paese, forse perché gli piaceva
stare da solo a pensare e ad osservare le cose. Non era mai riuscito a trovare
una collocazione, un ruolo qualsiasi con gli altri, troppo vecchio per fermarsi
con quelli che erano giovani, troppo giovane per far comunella con i vecchi che
passavano il tempo sulle panchine. Era sempre stato da solo, l’uomo con un nome
qualsiasi, e tutti forse lo avevano sempre considerato soltanto un solitario
per indole, o forse non lo avevano considerato per niente, solo uno con un nome
qualsiasi, che non va ricordato, se c’è non fa peso, se non c’è non manca a
nessuno. Però gli faceva piacere sognare una cosa: che tutti si sarebbero
ricordati di lui nel giorno della sua morte, e lo avrebbero rispettato, forse
sarebbero andati anche a rendergli visita, si sarebbero tolti il cappello,
avrebbero appoggiato un fiore sulla sua bara, e forse avrebbero dimenticato,
almeno in quel giorno, che lui aveva avuto per tutta la vita soltanto un nome
qualsiasi.
Bruno Magnolfi
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