sabato 4 luglio 2009

Un uomo qualsiasi.



            L’uomo con un nome qualsiasi aveva già completato due volte il giro delle bancarelle presenti alla sagra. Aveva veduto qualcuno che conosceva di vista, seduto alle tavolate sul prato, dietro ad un bicchiere di vino o ad un boccale di birra, ma aveva fatto in maniera che nessuno lo salutasse o lo fermasse per dirgli qualcosa. “Sono tutti venuti in compagnia”, pensò, e questa riflessione lo fece star meglio, come se gli desse sollievo il fatto che in giro non ci fosse nessuno da solo, oltre lui. Ogni anno in paese quella festa era attesa da tutti, e tutti si asserbavano, per quelle poche serate, un senso di gioia e di sfrenatezza che durante il resto dell’anno non era comune. Si era fatto servire un panino da una ragazza dietro a un bancone di legno, e si era seduto ad un angolo mangiando con calma. In fondo non aveva da andare in nessun posto preciso, né tornare a casa, né altro, così poteva rimanersene seduto dov’era, ad osservare la luce di quel bel tramonto rosato che lentamente andava scemando. All’uomo con un nome qualsiasi gli piaceva quel senso di festa in quell’ora stupenda tra il giorno e la notte, la musica sparata dagli altoparlanti legati ai tronchi degli alberi, i ragazzi che urlavano e si correvano dietro, disseminando quell’aria profumata di cibi sfrigolanti sopra le griglie, di risate sguaiate e di richiami festosi. Aveva sempre fatto così, anche durante gli anni passati, restando da una parte a guardare i suoi compaesani che si ritrovavano, scambiandosi con gran facilità tutto quello che nei giorni normali era forse difficile per loro da mettere in mezzo. Non si sentiva uno di loro, non si era mai sentito parte della gente che abitava il paese, forse perché gli piaceva stare da solo a pensare e ad osservare le cose. Non era mai riuscito a trovare una collocazione, un ruolo qualsiasi con gli altri, troppo vecchio per fermarsi con quelli che erano giovani, troppo giovane per far comunella con i vecchi che passavano il tempo sulle panchine. Era sempre stato da solo, l’uomo con un nome qualsiasi, e tutti forse lo avevano sempre considerato soltanto un solitario per indole, o forse non lo avevano considerato per niente, solo uno con un nome qualsiasi, che non va ricordato, se c’è non fa peso, se non c’è non manca a nessuno. Però gli faceva piacere sognare una cosa: che tutti si sarebbero ricordati di lui nel giorno della sua morte, e lo avrebbero rispettato, forse sarebbero andati anche a rendergli visita, si sarebbero tolti il cappello, avrebbero appoggiato un fiore sulla sua bara, e forse avrebbero dimenticato, almeno in quel giorno, che lui aveva avuto per tutta la vita soltanto un nome qualsiasi.


Bruno Magnolfi 

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