mercoledì 1 luglio 2009

Un doloroso momento.



            Per i suoi gusti quell’attesa era durata anche troppo. Chi si credeva di essere Giovanni, pensava Greta, quel ragazzetto insulso che al liceo non se lo filava nessuno, e che adesso non si era fatto neanche vedere; non riusciva neanche a comprendere adesso come avesse fatto ad  attirarla fin lì, forse proprio perché le faceva anche un po’ pena, pensava, più che interessarle qualcosa di lui, o forse perché, sfortunatamente per lei, era anche curiosa, o roba del genere. Fino ad ora, in fondo lei frequentava solo la prima liceo, e Giovanni la seconda in una diversa sezione, nessun altro le aveva dato un appuntamento del genere ad essere più che sinceri, però adesso non riusciva a sopportare l’idea di essere trattata in quel modo. Lui le piaceva, Giovanni, questo era vero, con quel suo modo garbato, diverso dagli altri, la sua voce su un tono sempre un po’ moderato, e poi quel ciuffone biondo sugli occhi così personale e così demodé. Ma questo non aveva assolutamente valore. Stava già pensando a quale poteva essere la vendetta migliore per fargliela pagare tutta in un botto. Poteva distribuire foglietti nella sua classe con su scritto qualcosa di cui farlo arrossire; oppure poteva aspettarlo l’indomani mattina davanti al liceo, e a voce sgargiante dirgli tutto quello che avrebbe voluto e che le sarebbe passato dentro la testa. Ma meglio di tutte le pareva ignorarlo del tutto, far finta di niente, e solo quando lui fosse andato a chiederle scusa, semplicemente si sarebbe scusata anche lei, dicendogli che purtroppo aveva avuto da fare, e non c’era andata all’appuntamento ai giardini. Si sentiva ribollire di rabbia, e soprattutto voleva in fretta allontanarsi da lì, invece di aspettare che qualcuno di scuola vedendola sospettasse qualcosa. Però ancora non riusciva a decidersi, ed era quello uno dei momenti più strani che in vita sua aveva dovuto affrontare. Giovanni non le aveva neanche passato un messaggio per invitarla ai giardini, come in genere aveva sentito si usava. L’aveva direttamente aspettata fuori da scuola, probabilmente uscendo di fretta un minuto prima di lei, aveva aspettato che rimanesse da sola in quel primo tratto di strada che lei percorreva per tornarsene a casa, e così, con dei modi cortesi, con parole curate, le aveva chiesto se poteva vederla da sola nel pomeriggio, davanti a quegli stramaledetti giardini dove adesso era rimasta come un’idiota da quasi mezz’ora. Basta, non poteva restare di più; aveva già preso con stizza la strada per tornarsene a casa, Greta, aveva già percorso alcune decine di metri quando vide arrivare Giovanni. Aveva l’espressione impaurita, il viso un po’ pallido, le disse una scusa banale, una macchina lo aveva quasi investito, lui si era dovuto fermare a discutere, ma lei non gli dette alcun peso. Si era fermata sul marciapiede, ma girata di spalle, proprio per non dargli importanza, ed era così forte la tensione dentro di lei che quasi le veniva da piangere. Lui disse soltanto: “…mi dispiace, doveva essere un bel momento, e invece si è rovinato…”. “Non importa”, gli disse lei in tono di sfida, “ti lascio un’altra possibilità: potrai fare tutto di nuovo, iniziando ovviamente da un invito estremamente lusinghiero; però sappi che dovrai essere ben più convincente, dovrai scalare una montagna più alta, risolvere un problema ben più difficile, affrontare complicazioni che non avevi previsto, e riuscire soprattutto, con tutto quello che ti ho appena detto, a farmi scordare questo doloroso momento”.  


Bruno Magnolfi

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