Per i suoi gusti
quell’attesa era durata anche troppo. Chi si credeva di essere Giovanni,
pensava Greta, quel ragazzetto insulso che al liceo non se lo filava nessuno, e
che adesso non si era fatto neanche vedere; non riusciva neanche a comprendere
adesso come avesse fatto ad attirarla
fin lì, forse proprio perché le faceva anche un po’ pena, pensava, più che
interessarle qualcosa di lui, o forse perché, sfortunatamente per lei, era
anche curiosa, o roba del genere. Fino ad ora, in fondo lei frequentava solo la
prima liceo, e Giovanni la seconda in una diversa sezione, nessun altro le
aveva dato un appuntamento del genere ad essere più che sinceri, però adesso
non riusciva a sopportare l’idea di essere trattata in quel modo. Lui le
piaceva, Giovanni, questo era vero, con quel suo modo garbato, diverso dagli
altri, la sua voce su un tono sempre un po’ moderato, e poi quel ciuffone
biondo sugli occhi così personale e così demodé. Ma questo non aveva
assolutamente valore. Stava già pensando a quale poteva essere la vendetta
migliore per fargliela pagare tutta in un botto. Poteva distribuire foglietti
nella sua classe con su scritto qualcosa di cui farlo arrossire; oppure poteva
aspettarlo l’indomani mattina davanti al liceo, e a voce sgargiante dirgli
tutto quello che avrebbe voluto e che le sarebbe passato dentro la testa. Ma
meglio di tutte le pareva ignorarlo del tutto, far finta di niente, e solo
quando lui fosse andato a chiederle scusa, semplicemente si sarebbe scusata
anche lei, dicendogli che purtroppo aveva avuto da fare, e non c’era andata
all’appuntamento ai giardini. Si sentiva ribollire di rabbia, e soprattutto
voleva in fretta allontanarsi da lì, invece di aspettare che qualcuno di scuola
vedendola sospettasse qualcosa. Però ancora non riusciva a decidersi, ed era
quello uno dei momenti più strani che in vita sua aveva dovuto affrontare.
Giovanni non le aveva neanche passato un messaggio per invitarla ai giardini,
come in genere aveva sentito si usava. L’aveva direttamente aspettata fuori da
scuola, probabilmente uscendo di fretta un minuto prima di lei, aveva aspettato
che rimanesse da sola in quel primo tratto di strada che lei percorreva per
tornarsene a casa, e così, con dei modi cortesi, con parole curate, le aveva
chiesto se poteva vederla da sola nel pomeriggio, davanti a quegli
stramaledetti giardini dove adesso era rimasta come un’idiota da quasi
mezz’ora. Basta, non poteva restare di più; aveva già preso con stizza la
strada per tornarsene a casa, Greta, aveva già percorso alcune decine di metri
quando vide arrivare Giovanni. Aveva l’espressione impaurita, il viso un po’
pallido, le disse una scusa banale, una macchina lo aveva quasi investito, lui
si era dovuto fermare a discutere, ma lei non gli dette alcun peso. Si era
fermata sul marciapiede, ma girata di spalle, proprio per non dargli
importanza, ed era così forte la tensione dentro di lei che quasi le veniva da
piangere. Lui disse soltanto: “…mi dispiace, doveva essere un bel momento, e
invece si è rovinato…”. “Non importa”, gli disse lei in tono di sfida, “ti
lascio un’altra possibilità: potrai fare tutto di nuovo, iniziando ovviamente
da un invito estremamente lusinghiero; però sappi che dovrai essere ben più
convincente, dovrai scalare una montagna più alta, risolvere un problema ben più
difficile, affrontare complicazioni che non avevi previsto, e riuscire
soprattutto, con tutto quello che ti ho appena detto, a farmi scordare questo
doloroso momento”.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento