venerdì 24 luglio 2009

Solidarietà.



            Le due donne non si conoscevano, e si erano recate in quel centro commerciale per ragioni diverse. Elena non voleva farsi trovare in casa quando sarebbe tornato suo marito, era in collera con lui, e da un po’ di tempo le cose tra loro non andavano bene. Franca invece aveva solo voglia di vedere un po’ di gente, farsi un giro senza impegno e sperare di incontrare qualcuno da salutare. Ambedue avevano girato tra i tanti negozi della galleria, erano entrate a provarsi una gonna o una camicetta, poi si erano trovate vicine quando il ladro era uscito di corsa dal Computer Center. Era assurdo rubare qualcosa là dentro, lo sapeva anche un bambino, c’erano gli allarmi, le guardie private, tutta la gente, era impossibile uscire da lì indenni. Eppure era successo, e quando quel ragazzo, con in tasca semplicemente un telefono, era inciampato nella foga di correre, si era trovato a rotolare per terra proprio sui piedi di Franca. Lei si era chinata, lo aveva guardato per una attimo in faccia, poi gli aveva teso una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. La guardia era arrivata trafelata dopo un minuto, ma in mezzo a tutta la folla non si era resa conto che il ladro era lì, e aveva continuato a cercarlo più avanti, forse sperando che qualcuno lo avesse fermato. Elena, accanto, aveva visto tutta la scena, e si era avvicinata ancora di più cercando di capire che cosa accadesse e come mai quel ladruncolo non veniva consegnato alla guardia. Le due donne si erano date soltanto un’occhiata, forse trovando un’intesa, mentre il ragazzo, con i capelli leggermente arruffati, mostrava un’espressione del viso talmente spaurita che era impossibile non avere pena per lui. Intanto altre persone stavano accorrendo, e le due donne, senza neppure parlarsi, avevano preso sottobraccio il ragazzo con il fare più naturale del mondo, allontanandosi con calma da lì. “Ma cosa hai rubato?”, chiese Elena sottovoce al ragazzo, quando furono in una zona tranquilla, e lui, che probabilmente adesso era preda della vergogna, si mise a piangere lentamente, coprendosi il viso con una mano. Arrivarono così fino alle porte scorrevoli, e il ragazzo, senza dire parola, se ne andò a passo svelto per conto proprio, perdendosi in mezzo allo sterminato parcheggio per auto. Le due donne allora si presentarono, si sentivano accumunate da qualcosa, ma il loro imbarazzo era forte, così non riuscivano a trovare l’argomento più adatto per potersi spiegare. Certe volte all’interno di una qualunque persona convive un istinto superiore a qualsiasi volontà razionale. E’ difficile manifestare questa proprietà senza condizioni speciali, però in certi casi succede, ed è come un riscoprire se stessi, un trovare dentro di sé qualcosa che fino ad un attimo prima non era ritenuto possibile. Elena e Franca guardandosi si sentivano migliori di quello che avevano pensato fino ad allora ognuna di sé: non era soltanto la solidarietà con un ragazzo che non sa neppure cosa sta combinando, era qualcosa di più; era la coscienza secondo la quale decidere in qualsiasi momento dove sta la linea di discrimine tra ciò che è importante e ciò che invece non lo è affatto. Troppo tempo, sembravano dirsi, avevano trascorso loro due a confondersi con luoghi comuni, consigli di altri seguiti alla lettera, comportamenti e pensieri normali per persone che da adesso non si sentivano più. C’era altro da fare e pensare, e da quel momento sapevano che dipendeva da loro. Poi le due donne risero quando decisero di prendersi assieme un caffè dentro al bar del centro commerciale. Non c’era niente di male in tutto quel loro percorso, forse ogni cosa deve essere raggiunta solo con uno sforzo o con un sacrificio che spesso spaventa, ma a volte la solidarietà è superiore a ciò che si immagina, e adesso ne erano pienamente coscienti.

            Bruno Magnolfi


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